domenica 8 dicembre 2013

Me gusta Rafael

Puntata dopo puntata, sono rimasta folgorata dalla simpatia travolgente di Rafael Amargo e, adesso che Ballando con le stelle è finito, ne sento quasi la mancanza. Specie dopo aver fatto un'indagine sul web e averne apprezzato le sconvolgenti foto di nudo integrale (si, si proprio integrale...) subito riprese dai vari siti per gay.
Questo ballerino spagnolo sembra vivere una quotidiana dualità: sguardi ammiccanti quando balla o si fa fotografare, sorriso gioioso e infantile quando contraddice i colleghi giudici di ballo nel programma, movenze gay ma anche apprezzamenti da macho alle concorrenti, insomma un vero figlio nei nostri tempi in cui di certo non è rimasto più nulla.
E sarà - no, lo è certamente - bisessuale, ecchissenefrega, viene dalla libera Spagna, è stato sposato, è diventato padre, è un'icona gay (e vorrei vedere...) oltrechè un ballerino di flamenco tanto famoso quanto criticato dai soliti puristi integralisti, per le contaminazioni di danza contemporanea, ma per una donna normale come me è simpatico e bello da morire, tatuato purtroppo, ma una gioia per gli occhi e per l'immaginazione!
Grande Rafael.



lunedì 2 dicembre 2013

How I told you lately...

L'ascolto casuale di un brano di Van Morrison, How I told you lately that I love you cantata da  Rod Stewart, mi conduce dolcemente per mano in un mare di ricordi.
Sarà la pioggia sottile di dicembre, sarà la matura consapevolezza che le tempeste ormonali sono già - per fortuna - acqua passata, ma riesco a pensarti con serenità e senza alcun rimpianto.
Fa freddo a Milano e ti so in piena inquietudine, da quei segnali che riesco a decodificare grazie al mio sesto senso e alla nostra profonda conoscenza. Sorrido pensandoti in quell'ambiente frenetico e arrivista, così poco congeniale a una persona semplice e pura come te.
Tra un paio di giorni è il tuo compleanno e cercherò di trovare le parole per toccarti ancora una volta il cuore.
Tornerai... riusciremo persino a vederci, a salutarci. Dove, non si sa: nemmeno i nomadi cambiano così spesso casa come hai fatto tu.
I never told you that I love you, anche se tu lo sapevi... ma sono cose che si attraversano indenni, per fortuna. L'importante è ciò che resta nel tempo e non ha neppure bisogno di tante parole, tre lettere possono bastare: tvb.

martedì 19 novembre 2013

Le nuove pensioni

Crisi, spending review, riforma Fornero, ed eccovi ben servita la fregatura: per andare in pensione occorrono quarant'anni di contribuzione che, per chi ha cominciato a lavorare - suo malgrado - dopo i trent'anni, o per chi ha lavorato - sempre suo malgrado - in nero, equivale a morire in attesa di qualcosa che non arriverà mai.
In realtà sono molto pochi gli impiegati pubblici che hanno voglia di aspettare quarant'anni di servizio per andare in pensione... in particolare, quelli che invece di lavorare, si grattano la pancia, quelli che non hanno responsabilità, quelli che si presentano in ufficio per scappare da casa, coniuge o genitori anziani.
Siccome però siamo in Italia, c'è un nuovo sistema per andare in pensione col massimo della cifra e dell'anzianità, senza però raggiungere il massimo della contribuzione.
Il copione, più o meno, è sempre lo stesso, con una maggiore percentuale di lavoratori della sanità.
Il lavoratore, o meglio l'aspirante pensionato (più spesso pensionata, cioè donna), comincia a star male e ad assentarsi dall'ufficio per periodi sempre più lunghi. Cosa l'abbia colpito, naturalmente non si sa - c'è la privacy... - ma le assenze sono molto lunghe, mesi e mesi ed anche uno o due anni. I conoscenti, sapendo che la persona è assente, giustamente in apprensione per una persona che fino a poco tempo prima stava benissimo, chiedono sue notizie: Cos'ha? Come sta?
I colleghi di ufficio non rispondono, spesso si limitano a scuotere la testa, fanno presagire malattie incurabili, sindromi inguaribili, patologie gravemente invalidanti. A un certo punto si smette anche di chiedere notizie, nel terrore di sentirsi rispondere "E' morta la settimana scorsa, non l'hai saputo?!?" mentre la persona è letteralmente sparita dalla circolazione.
Dopo uno, due, anche tre anni di malattia continua, finalmente la pubblica dipendente ottiene la tanto sospirata pensione, al massimo della cifra ottenibile, per inabilità lavorativa. Non può più fare la psicologa, la neuropsichiatra infantile, l'assistente sociale (tanto per fare degli esempi...) a causa delle sue gravissime condizioni di salute.
Peccato che dall'indomani, nonostante le gravissime condizioni di salute, sia di nuovo in circolazione, più saltellante che mai, a lavorare nel privato, partecipare a progetti del privato sociale, a fare il giudice onorario in tribunale, a fare shopping in città, insomma a fare quello che faceva prima di essere colpita dalla sindrome di aspirante pensionata. Dei problemi di salute che hanno causato l'inabilità lavorativa, nessuna traccia. La pensione massima ha avuto proprietà taumaturgiche immediate.
Alla faccia degli onesti, naturalmente.

lunedì 11 novembre 2013

Quel disagio incompreso

Una mattina di novembre un'avvocato civilista all'ottavo mese di gravidanza si lancia dal balcone di casa e muore sul colpo, insieme alla figlia che portava in grembo. Aveva 38 anni ed era depressa, scriveranno i giornali. E sotto con interviste ai soloni della psichiatria, gli specialisti più deresponsabilizzati del panorama sanitario. Quelli che se ti curano, o se non ti curano, o se ti curano  male, non gli succede niente. Quelli che ti curano - forse - solo e soltanto se tu lo vuoi, e se non hanno uno studio privato in cui dirottarti. Quelli che se ti ammazzi, o ammazzi qualcuno, non ne risponderanno mai perchè non è affar loro proteggerti, o proteggerci. Quelli che hanno scelto di specializzarsi in follia umana perchè fa tendenza e non impegna, vuoi mettere?!? Quelli che nessuna autopsia potrà mai accusare di alcunché, che mai dovranno pagare danni e risarcimenti.
La quasi mamma che ha scelto di morire insieme alla sua creatura io non la conoscevo e pensarci mi provoca un dolore immenso, ma la comprendo totalmente. Conosco lo sguardo con cui si osserva la ringhiera del proprio balcone dopo mesi di Prozac, omprendo il desiderio di scavalcarlo per compiere quel volo e far, finalmente, capire a tutti quanto può essere grande il proprio disagio e quanto incompreso. So quanto sia difficile far i conti con la consapevolezza di non riuscire a farcela, circondata da persone per le quali l'unica cura è dire "devi farcela, dai, su" mentre si è convinti che le cose potranno solo peggiorare.
Il male di vivere e di lavorare esiste ed è quasi impossibile da curare. Si insinua dentro e, periodicamente, si ripresenta. Anche dopo dieci anni. Non si debella mai, si addormenta soltanto e fa sonni tranquilli dentro di te. Ad una certa età, si trasformerà in demenza senile o in Alzheimer e ti farà diventare un peso per tutti, per i tuoi cari e per la società.
Meglio farla finita prima.

martedì 29 ottobre 2013

Meglio un disegnino

Lei è una psicolabile imbottita di psicofarmaci, piena di tic, maniacale e dipendente dal fumo e dal gioco compulsivo. E' anche epilettica, ma i farmaci per tenere la malattia sotto controllo non le bastano mai. Aveva un buon marito, due bambine, ma ha rovinato tutto cornificandolo con la motivazione che a casa non si sentiva realizzata. Cosa avrebbe potuto fare, con la sola licenza elementare, per sentirsi realizzata, lo sa solo lei: fatto sta che è finita in una clinica per malattie nervose (no, era un centro per il nervosismo, dice), ha perso la casa, il marito e pure la potestà sulle bambine, perchè giudicata indegna di occuparsene e farle crescere normalmente. Mollata anche dalla famiglia d'origine, ha vissuto per anni da sola, abbandonata da tutti, sommersa dai debiti, sfrattata di continuo, con un solo modesto assegno alimentare del marito cornificato.
Adesso, a cinquant'anni ne dimostra settanta e tutto quello che ha lo spende in sigarette e gratta e vinci. I soldi non le bastano mai, neppure quelli che le danno le figlie pur di levarsela dalle balle, perchè si vergognano di lei e non vogliono neppure che si avvicini ai nipoti.
Gira per il quartiere a tutte le ore, specie di notte, sempre con la sigaretta in bocca e quando non è in giro, gratta e non vince. A tutti è nota come "la pazza" e frequenta un posto dove i vecchi soli della zona si comprano il servizietto con cinque o dieci euro, secondo la prestazione, e questo lavoro la gratifica talmente, che lo propone ad altre donne-di-una-certa-età in difficoltà economica.
Poi un giorno il suo destino si incrocia con quello di un assistente sociale che deve svolgere un'indagine su di lei, prima di concederle un sussidio. Ci vuole poco a scoprire cosa fa, e non sta al professionista giudicare il suo modo di vivere che, tra l'altro, non è rilevante ai fini assistenziali e nemmeno ai fini penali, se non eventualmente per dichiarazione mendace sugli introiti economici.
C'è però il dovere morale (e professionale) di tutelare un soggetto debole che ha pure obbligati per legge che devono (dovrebbero...) occuparsene, prima ancora degli enti locali.
Peccato che alle figlie non interessi dove e come vive la loro madre e cosa è costretta a fare per sopravvivere, anzi mentre loro si danno arie da gran signore, la rivelazione è vissuta come un marchio d'infamia che bisogna assolutamente e platealmente cancellare.
L'assistente sociale verrà denunciato per aver pronunciato la parola prostituzione, nel tentativo di tutelare un soggetto debole e in evidenti difficoltà. Le gran signore si sono ritenute offese da una parola: non da tutta una vita, dall'abbandono, dalle carenze affettive, ma da una sola parola che era una richiesta di aiuto e di collaborazione.
A saperlo, sarebbe stato meglio un disegnino.

mercoledì 9 ottobre 2013

Ciao Adriana

Alla fine, Adriana ce l'ha fatta a morire.
E' morta a 33 anni, uccisa dall'anoressia e dall'incapacità dei suoi genitori di essere famiglia, di sopportarsi, di accettare le difficoltà e cercare di risolverle. Troppo facile separarsi e sfasciare la famiglia, troppo impegnativo cercare di essere pazienti, di risolvere le questioni, anche semplicemente di parlarsi.
Io ho conosciuto Adriana quando era ormai uno scricciolo indifeso, e ho conosciuto sua madre. Una madre assillante, una madre certamente inadeguata, disposta a negare anche l'evidenza, una madre che ha cercato di chiudere la stalla quando i buoi erano ormai scappati.
Non essendo psichiatra e non avendo gli strumenti per approcciarmi ad una persona malata di anoressia, non sapevo che a una persona così non si può dire nulla, neppure Ti trovo bene, neppure sorridere, perchè anche questa frase può essere devastante... eppure, sua madre se la portava a spasso nei vari uffici in cui faceva la questua per cercare sussidi, anche se poi per chiederli non aveva i requisiti, dichiarava il falso, pretendeva e pretendeva e pretendeva, senza produrre alcun documento valido, solo parole e parole. Ma gli uffici pubblici non sono la caritas o la parrocchia, per accedere ai contributi economici occorre avere dei requisiti, dimostrare di esserne in possesso, farsi trovare all'indirizzo indicato, produrre documentazioni, collaborare con i professionisti dell'aiuto nella maniera stabilita dai Regolamenti. La mamma di Adriana, invece, spinta certo dal bisogno, ma poco disponibile al dialogo, pretendeva ad esempio i sussidi destinati agli invalidi civili per Adriana, che invalida non era stata mai riconosciuta: come si faceva ad aiutarla?!? Facendo un falso?!?
Eppure lei lo pretendeva. Pretendeva di accedere a sussidi comunali e regionali nonostante possedesse redditi e beni mobili e immobili, possedeva un negozio in pieno centro e puerilmente negava di averlo, ma poi chinava la testa dinnanzi al diniego degli unici che avrebbero realmente dovuto aiutare sua figlia, e cioè i servizi specialistici di salute mentale.
Adriana voleva distruggersi e c'è riuscita. Adriana voleva attirare l'attenzione del padre che aveva abbandonato la famiglia, oggi questo padre dov'è? Solo di suo padre le importava, non di sua madre che cercava - male - di farla ingrassare, non di curare le sue ferite.
Adriana era capace di intendere e di volere e, secondo la legge, ha inteso e voluto morire, piuttosto che vivere in una famiglia che non se la meritava.
Gli psichiatri continuino in pace a rubare lo stipendio allo stato mentre la gente muore, io oggi ho tanta voglia di cambiare una professione che è ormai diventata inutile.
Ciao Adriana.
Riposa in pace.

martedì 1 ottobre 2013

Ripercorriamo...

Non ne posso più di tg, servizi vari e talk show in cui si parla si Amanda, Raffaele, Parolisi, Sarah Scazzi e Michele Misseri.
Non ce la faccio più a sentir ripetere sempre le stesse cose che tutti sappiamo a memoria, seguiti dalla fatidica "Ma, ripercorriamo...".
Ora, capisco che gli spazi  in televisione debbano essere riempiti e possibilmente a costo zero, ma tutti questi giornalieri Ripercorriamo..., a beneficio esclusivo di eventuali persone appena risvegliatesi dopo anni di coma profondo, non li reggo. Non esistono quasi più neppure i Riassunti delle puntate precedenti, figurarsi... tu ti scegli un programma e, se non hai seguito le puntate precedenti, fa' uno sforzo di fantasia (che ti fa anche bene, ti allena la mente).
Mentre loro si affannano a Ripercorrere, io ho già cambiato canale.

lunedì 23 settembre 2013

Anche Bova?!?

Nonostante le vacanze siano terminate da un pezzo, considerato che la spending review familiare e l'abbattimento del ponte del tondo Gioeni mi impediscono di raggiungere agevolmente il mio parrucchiere, sono serenamente all'oscuro degli ultimi rumors riguardanti i VIP dello spettacolo.
Ora, evitare di saperne qualcosa sullo sponsorizzatissimo matrimonio di Belen con quella faccia-di-cretino-che-più-cretino-non-si-può, mi è riuscito abbastanza facillmente... ma non altrettanto si può dire delle voci sull'imminente separazione di Raoul Bova dalla moglie, per colpa di un uomo (insomma, non proprio un uomo, diciamo un gay).
E' la devastazione.
Raoul Bova è un bonazzo simpatico che non se la tira per niente, o almeno questa è l'impressione che riesce a dare. Certo, se piace alle donne, figuriamoci ai gay. E nel mondo dello spettacolo, i gay sono più numerosi dei maschi. Ma, Raoul, che delusione... almeno tu, potevi resistere!!! Ormai sei famoso, non hai bisogno di soddisfare i desideri di qualche frocio per avere successo... ma come hai potuto?!?
Come?!?
Sempre che sia vero, eh.
Sempre che il prescelto non sia Cecchi Paone.
Io spero tanto di no, Raoul.
Ti prego.

martedì 20 agosto 2013

A Sharm? Tutto OK...

In Egitto è guerra civile.
Scontri, disordini, assedi e soprattutto caos, quello che ci viene giornalmente mostrato da tutti i telegiornali.
I tour-operator cercano di dirottare i propri clienti altrove, la Farnesina sconsiglia di scegliere l'Egitto per le vacanze e cerca di rimpatriare gli italiani ancora in loco.
In questo marasma, un quotidiano online catanese si spara l'intervista "ad un italiano che lavora a Sharm" che, inquadrato solo in faccia (forse per non far vedere il pannolone?!?) dichiara, mentre il naso gli si allunga, che lì è tutto tranquillo, che chi sconsiglia le vacanze a Sharm è scorretto e incosciente, che in realtà non c'è alcun pericolo e che loro sono tutti lì con le famiglie...
STICAZZI.
Pierpaolo, così si chiama l'intervistato, che gestisce da anni il centro diving di un grosso complesso alberghiero, la famiglia al completo l'ha messa in salvo già da mesi, sono tutti qui in Italia, hanno già chiesto il cambio di residenza, e aspettano pure lui tra un paio di settimane.
Ufficialmente sono tornati perchè a Sharm faceva troppo caldo, ma tutti sappiamo che non è così.
Tra poco Pierpaolo dovrà inventarsi un altro lavoro qui in Italia, finchè la situazione egiziana non sarà chiarita.
Altro che tutto OK.
Mica siamo fessi, Pierpy. Dalla da bere a qualcun altro.
Ti comprendiamo e ti siamo vicini, ma essere presi per cretini, no!
Baci.

lunedì 12 agosto 2013

Naufraga, che ti sistemi

Sono morti alcuni migranti mentre provavano a sbarcare clandestinamente sulle coste siciliane.
Immediatamente si proclama il lutto cittadino (Va bene, dopodomani tutti al lavoro vestiti al lutto...), si trovano i soldi per fargli i funerali secondo il loro rito religioso (ma che cazzo ne sappiamo di quale fosse?!? Ce l'avevano mica scritto in fronte?!?) anche se le casse comunali sono disastrate, si coglie l'occasione per trasformare la vicenda in un mega-evento mediatico con gran risonanza per sindaco e assessori, e si trae persino spunto per dichiarare che, al più presto, la città dovrà attrezzarsi per dare adeguata assistenza a questi fuorilegge che ci invadono al di fuori di ogni minima regola, alla ricerca di una vita migliore.
La parola d'ordine? Buonismo. Un buonismo opportunista, strisciante, peloso e quanto mai falso.
Facciamo un bel referendum, e poi vediamo quanti italiani, nel segreto dell'urna, direbbero di sì all'accoglienza di questi disperati che stanno peggio di noi.
Come se il Principato di Monaco, tanto per fare un esempio, avesse il dovere morale di accogliere e mantenere, per motivi umanitari, un imprenditore italiano che sta per suicidarsi per il fallimento della sua azienda!!!
Mentre la città si dà tanto da fare per offrire vitto e alloggio ai minori sbarcati clandestinamente, un minorenne italiano in gravissime difficoltà, che per serissime ragioni deve essere allontanato al più presto dalla famiglia e dalle cattive amicizie, per ordine del Tribunale, non trova posto in una Comunità alloggio che sia una, perchè sono tutte occupate da minori stranieri non accompagnati, i famigerati MSNA che ci costano una barca di soldi... scippati dalle nostre tasche e senza manco poterli scaricare dal 730, roba che li metti allo Sheraton Hotel, costa meno.
Che fare?
Aspettare che in quella famiglia multiproblematica ci scappi il morto, il ferito, o che il ragazzino faccia la terza rapina? O che la madre tenti il suicidio?
Qui la soluzione è una e una sola. Mettere il ragazzino su una vecchia bagnarola, farlo naufragare sulla costa dell'isola e dirgli di dichiararsi africano.
Come per incanto, e senza badare a spese, gli troveranno il posto in una bella Comunità alloggio.
Ce lo accompagnerà il Sindaco in persona.
Con fotografo, ufficio-stampa e giornalisti al seguito.
Naturalmente.

mercoledì 7 agosto 2013

Repliche estive

Estate piena. Caldo fottuto. Voglia di uscire la sera, pari a zero.
In televisione, il nulla...
Eh no, quest'anno no!
Quest'anno, le repliche televisive propinate dalla Rai sono di un certo livello.
Anzitutto il Commissario Montalbano, che anche alla quindicesima replica della sesta rimessa in onda, te lo gusti dall'inizio alla fine e non ti ricordi nemmeno come va a finire, pur avendo letto il libro, se non negli ultimissimi cinque minuti.
Poi, chicca delle chicche, Voci Notturne.
Voci Notturne?!?
Ma sì, proprio loro! le Voci Notturne di quel genio di Pupi Avati. Un gioiello del 1995, di quelli come non se ne sono prodotti mai più, dopo Il Segno del Comando con Ugo Pagliai. Ma lì siamo nella preistoria, nel biancoenero, nell'età delle elementari.
Diciotto anni e non sentirli, se non fosse per i volti dei protagonisti: Massimo Bonetti ancora parecchio interessante, Lorenzo Flaherty prima che si arruolasse nei RIS, Stefano Accorsi quando nemmeno una ciospa l'avrebbe guardato, Stefania Rocca ancora fresca ed altri, tutti molto bravi in una cornice stupenda, una Roma estiva ed inquietante, dai colori vividi, tra gli antichi palazzi di Via Margutta e le ville imortalate dalla fotografia di alto livello.
Su Rai Premium, ogni martedì alle 21, per tutto Agosto e fino ai primi di Settembre, imperdibile e affascinante.
Non ne perderò neppure una puntata. Speravo segretamente di rivederlo, un giorno, anche se non ne ero troppo convinta. Però ci ho sempre pensato.
Allora il destino mi portò a vedere l'ultimo, decisivo (insomma...) episodio proprio a Roma, alloggiata in una stanza del famigerato e misterioso Mallia Residence, quasi mi trovassi all'interno della trama, coinvolta nei misteri dell'occulto che mi hanno sempre attratta.
Un segno del destino?
Forse.
Il caldo estivo mi ha dato alla testa?
Probabile.
Quasi quasi prenoto una visita psichiatrica. Allo specialista confesserò che sento (e vedo) le Voci.
Notturne...

domenica 21 luglio 2013

Un pezzo di storia

Caro papà, oggi, a mare, con l'ennesimo giro di condoglianze per la Tua dipartita, finalmente qualcuno - e non a caso, di sesso femminile - Ti ha dedicato parole vere, sentite, che Ti avrebbe fatto piacere ascoltare, definendoTi "Un pezzo di storia, che se n'è andato...".
Con affetto, con nostalgia e rimpianto, Ti dedico questo pensiero che è tutto per Te.
Qui, in questo piccolo borgo marinaro, Tu hai davvero significato qualcosa con la Tua bellezza sfacciata, sfrontata, la Tua originalità, il Tuo essere protagonista per i bambini, i ragazzi, le donne, i pescatori, tutti insomma.
Perchè tutti ricordano le Tue battute di caccia subacquea, la Tua pazienza nell'insegnare ai ragazzi i segreti dell'immersione, la Tua passione innata per il mare e i suoi fondali.
Qualcuno di questi ragazzi, delle Tue dritte, ne ha fatto un lavoro vero, in giro per il mondo.
Quarant'anni dopo, si commuovono ripensando a Te che ci hai lasciato, ed anche io, ogni volta che vedo pinne, maschere, boccagli, pesi e mute, penso di averTi ancora qui.
Un papà a volte scomodo, ma di cui essere orgogliosi.
Guardaci ancora, guardaci tutti.

lunedì 15 luglio 2013

Ci son due coccodrilli...

La Kyenge mi è cordialmente antipatica. E non perchè sia diversamente colorata, ma perchè è stata messa lì solo ed esclusivamente per questo motivo, se si esclude la circostanza che sia la protetta di Livia Turco (altra bruttona DOC).
Diventare ministro solo perchè nera, le ha - ovviamente - montato la testa.
Impacciata, inelegante, assolutamente impreparata (come ogni raccomandato che si rispetti!) ma sufficientemente presuntuosa, la Kyenge fa e farà parlare di sé solo grazie agli sfottò di qualche leghista senza peli sulla lingua.
Ancora non ho capito perchè Silvio possa essere definito caimano, la Santanché pitonessa, e lei invece non possa essere paragonata ad un orango, sebbene gli oranghi siano molto più belli e simpatici di lei e in questo parallelismo siano loro, a perderci.
Insomma, se dico cretino ad un italiano sono nella legalità, se lo dico a uno dalla pelle nera, sono razzista. Ma i neri non cercavano la parità? Non vogliono essere trattati come tutti gli altri cittadini? E allora che si prendano quello che passa il convento.
Ci son due coccodrilli ed un orangutango....

venerdì 31 maggio 2013

Il lesbicone no...

Non seguo i talent e The Voice of Italy l'ho seguito solo a sprazzi, quando sugli altri canali tv non avevo trovato niente di interessante.
Continuo a chiedermi perchè abbiano scelto Fabio Troiano come conduttore: era a suo agio come un gatto in acqua! Penso l'abbiano preso perchè è  un gay-non-dichiarato, e si sa che i gay (dichiarati e non) in televisione hanno una chance in più. E poi dicono che i gay sono discriminati... ma per favore... hanno più possibilità di altri, nel mondo dello spettacolo, nel cinema e soprattutto in politica... sono quelli normali a essere svantaggiati, diciamolo.
I quattro coach riuscivano ad essere antipatici e falsi, specie quando gli venivano chiesti i pareri sui concorrenti di un altro team: complimenti a iosa, ma falsissimi e ipocriti anche per un telespettatore cieco e sordo.
Personalmente, mi è piaciuta molto Diana Winter che, ovviamente, è stata buttata fuori in semifinale. Troppo fine, troppo musicista, troppo arrangiatrice, troppo intonata... troppo normale, insomma.
Alla fine, ha rischiato di vincere - figurarsi...!!! - quel lesbicone di 150 chili che faceva ridere i polli vestita da maschio (perchè non è una donna a cui piacciono le donne, ma una donna che vorrebbe essere un uomo), e ancora di più vestita da femmina, di Silvia (o Silvio?!?) Capasso, e non perchè brava, ma soprattutto perchè omosessuale.
Cosa ho contro i gay? Nulla, ma rivendico il diritto di ridere se mi fanno ridere, e di incavolarmi quando fanno le vittime, perchè oggi in certi ambienti essere gay "paga".
Vabbè alla fine ha vinto un'albanese che ho sentito più volte stonare nel tentativo di esagerare coi virtuosismi, ma scommetto che il lesbicone avrà più successo di lei.
La normalità non è più di moda.

sabato 18 maggio 2013

Mi piacerebbe sapere cosa accadrebbe ad uno squilibrato italiano, che in un qualunque paese del mondo ammazzasse la gente per strada a colpi di piccone.
Qualunque cosa gli capitasse, comunque, sarebbe certamente peggio di quello che sta capitando, e capiterà, all'assassino ghanese Kobobo in Italia: uno squilibrato non-integrato che non si capisce proprio come, e cosa ci sia venuto a fare in Italia. Ignorante, psicopatico, tossicodipendente, inoccupato, clandestino, pregiudicato, espulso, insomma le aveva tutte! Chi conosce gli africani neri gentili ospiti del nostro Paese, sa che sono poco propensi al lavoro e molto propensi a farsi mantenere dalle italiane sessualmente insoddisfatte, ma Kobobo evidentemente non era capace neppure di questo.
Questo squilibrato assassino negro, dato che mai e poi mai verrà rispedito al mittente, fatemi un piacere, mandatelo agli arresti domiciliari a casa della Kyenge.
O, eventualmente, a casa della Boldrini.

giovedì 16 maggio 2013

Verso le amministrative

Nel pieno della campagna elettorale per le amministrative, è tutto un agitarsi di neo candidati al Consiglio comunale. Persone che solo ieri erano tranquilli professionisti, padri e madri di famiglia, si stanno dannando l'anima per dimostrare quanto gli stiano a cuore la città e i suoi abitanti.
Non so se provo per loro più pena, o più tenerezza. Sicuramente, c'è in atto una gara all'ultimo sangue per dimostrare al proprio padrino-candidato sindaco quante e quali importanti iniziative, ciascuno è stato in grado di inventarsi per provare ad accaparrarsi una fascia di elettorato.
C'è l'astrologa che - invece di frequentare un corso intensivo di congiuntivi e consecutio temporum - ha tirato fuori dal cilindro iniziative che esistono già, spacciandole come novità assolute.
C'è l'arrapatissima docente di storia dell'arte, che vuole creare spazi in cui i gruppi musicali emergenti (seee...) possano avere - a pagamento, è ovvio - l'opportunità di esibirsi, in attesa del prossimo talent tv.
C'è la lattante con l'apparecchio ai denti, che essendo da anni la fidanzatina di un attivista di sinistra, vuole giustamente sfruttare le conoscenze dell'amato per entrare in politica... ma dalla porta principale, naturalmente!
Ci sono una marea di consiglieri di quartiere allergici al lavoro, che si sono scocciati di prendere solo le briciole e adesso vogliono guadagnare più soldi di prima.
E poi ci sono quelli educati, che ti chiedono il voto con eleganza ed educazione (pochi, giusto un paio) ma che ti sommergono di telefonate nei momenti meno opportuni, da farti desiderare di cambiare scheda una volta per tutte.
Nessuno che voglia cancellare le strisce blu, nessuno che voglia istituire autobus gratis agli studenti, nessuno che voglia ridurre le aliquote IMU e le tassazioni comunali.
Accarezzo la mia coscienza e sono consapevole delle motivazioni per cui esprimerò il mio voto.
Non ne sono orgogliosa, ma darò la mia fiducia a chi - un domani - mi salverà da un eventuale trasferimento lavorativo in un quartiere di estrema periferia.
Salvandomi la vita, l'anima e il portafogli.
Non è poco.

sabato 4 maggio 2013

Al peggio non c'è mai fine

Dopo trent'anni di carriera, credevo di aver visto di tutto.
O, per meglio dire, mi illudevo di aver visto di tutto. Di aver avuto modo di osservare da vicino il degrado, in tutte le sue sfumature: ambientale, sociale, economico, lavorativo, morale eccetera.
Mi sbagliavo.
Ieri ho avuto la consapevolezza che al degrado non c'è fine, e che soprattutto non c'è soluzione. Che in una famiglia può accadere di tutto, ed anche di più, senza che si possa far niente per allontanare i rei e proteggere le vittime perchè, anzichè togliere di mezzo i rei, sono le vittime che verranno alontanate, colpevolizzate, additate, fino all'autodistruzione completa e risolutiva. I colpevoli, i carnefici, gli orchi ed i loro numerosi complici, quelli non li toccherà nessuno, è certo.
Il sistema non li vuole mantenere in carcere (troppo costoso), e gli darà gli arresti domiciliari (forse...) dove potranno continuare a delinquere, a spacciare, a violentare, a drogarsi, a vessare i familiari in attesa della prescrizione del reato, o del provvidenziale vizio di notifica.
Ma si, continuiamo a tenerlo in casa, il nostro vicino che meno di trent'anni è già orco, pedofilo, stupratore di sorelle minori, tossicodipendente, spacciatore, rapinatore e chissà che altro.
Sta con la cara mammina che lo protegge, lo giustifica, lo difende, lo copre e lo aiuta. La mammina giura che non è stato il fratello a stuprare la sorellina di dieci anni, ma piuttosto è stata la bimba a stuzzicarlo, diciamoci la verità, eh, e poi grazie a lei tutto si è chiarito, hanno fatto persino la pace, si sono abbracciati!!!
Adesso la sorellina stuprata è quasi maggiorenne e ha trovato la forza per vuotare il sacco. Peccato che non sia attendibile perchè, nel frattempo, si è data all'alcool ha turbe psichiche ed persino lesbica.
Insomma, il fratellone di sicuro non lo sconcicherà più, ma nel frattempo il fratellone ha messo al mondo tre bambine - tutte e tre scimunite - da poter stuprare con calma, mentre ne riscuote gli assegni scolastici.
La mammina continuerà a proteggerlo. Anche perchè, da una che anni fa ha tentato di uccidere il marito pregiudicato, avvelenandolo, non ci si può aspettare altro. La signora fa la colf e la fa nei posti giusti: pure a casa dei giudici che dovrebbero condannare suo figlio. Anche gratis, forse.
Ma si, denunciamo, informiamo le autorità competenti, c'è  la deontologia prefessionale, c'è la nostra coscienza, c'è la giustiza, bla bla bla.
Io è da ieri che continuo a vomitare.

giovedì 25 aprile 2013

La democrazia secondo Grillo

In maniera del tutto involontaria, mi è capitato di ascoltare una conversazione tra due attivisti del movimento cinque stelle.
E' apparso subito chiaro che l'oggetto era il cosiddetto reddito di cittadinanza, mediante cui Grillo pensa - demagogicamente - di riuscire ad acquisire consenso civico ed elettorale.
Piccola digressione.
Secondo il comico (e difatti la sua proposta è comica assai...) tutti i cittadini disoccupati dovrebbero percepire più o meno 450 euro al mese. Cioè a me, invece di disturbarmi a lavorare, converrebbe licenziarmi, e standomene comodamente a casa senza far nulla insieme ai miei familiari, potrei percepire una somma addirittura superiore a quella che percepisco attualmente. La differenza con altri è che mentre io percepirei queste somme standomene mollemente sdraiata sul divano di casa, altri riuscirebbero a cumulare questa elargizione di cittadinanza con le proprie entrate in nero, in qualità di domestici, imbianchini, muratori, idraulici, badanti, professori privati ecc. ecc.: proprio la soluzione giusta a tutti i problemi italiani, non c'è che dire...
Ma tornando all'argomento principale, ai due malcapitati attivisti grillini, lavoratori dipendenti entrambi - così come a tutto il loro gruppo di seguaci sgrillanti - questa ipotesi del reddito di cittadinanza non andava affatto giù, e l'avevano espresso chiaramente durante numerose riunioni del movimento. Solo che al momento della riunione conclusiva, quella cioè in cui si trattava di mettere nero su bianco il proprio dissenso con tanto di firma, per inviare la mozione al grande Grillo, tutti i dissidenti si erano codardamente tirati indietro per la paura di essere buttati fuori a calci nel culo dalla nuova grande formazione politica (e democratica, ah ah ah) del beppe nazionale: e i due malcapitati conversanti si erano ritrovati soli, drammaticamente soli ad annegare nel mare della democrazia e della libertà, ed a rischiare l'espulsione con infamia.
Amareggiati, stavano cercando di indire l'ultima riunione, prima di mollare definitivamente l'idea di mandargliela a dire, a Grillo, che 'sto reddito di cittadinanza a loro proprio non andava giù.
Non so come sia andata a finire, ma riesco ad immaginarlo con facilità.
Ho solo pena per questi poveri cristi che, pur di conquistare la possibilità di sentirsi attivisti della politica, si stanno facendo infinocchiare da Grillo e da quel pazzo del suo guru.
L'Italia è nella merda e questi pensano di salvarla votando il movimento cinque stelle, si fanno infinocchiare da chi afferma che i media, quando parlano di loro, fanno solo disinformazione ad hoc e ogni giorno va in onda su tutti i tg il teatrino della loro ignoranza.
Peccato che ognuno veda e capisca solo ciò che gli fa comodo vedere e capire.
Altro che reddito di cittadinanza, altro che reddito minimo di inserimento (altro grande flop nazionale di qualche anno fa).
E' solo voto di scambio, cos'altro se no? E' solo favorire il parassitismo, l'evasione fiscale, il lavoro nero, la crisi, l'ignoranza.
Reddito di cittadinanza di sticazzi.

giovedì 4 aprile 2013

Ricordo di un amico speciale

Aprile 1985: la data fatidica del nostro desideratissimo viaggio a Mosca. Una data più volte rinviata, con una semplice telefonata, quando oramai avevamo i biglietti aerei in borsa e le valigie pronte davanti alla porta di casa.
Poi, finalmente, l'anelato "Si parte" e le macchine recuperate all'ultimo minuto, quando ormai sui voli per Roma non c'era più posto e occorreva viaggiare in auto tutta la notte per presentarsi in orario all'imbarco internazionale di Fiumicino.
Sulla tua Citroen ultimissimissimo modello (la Maserati biturbo l'avevi lasciata a casa, quella serviva per uscire la domenica con la famiglia), mentre io mi rilassavo seduta al posto d'onore e ridevo dei tuoi racconti intrisi d'ironia, Daniela terrorizzata guardava il contagiri segnare 170/180 km. orari, mentre tu guidavi calmo, come se anzichè in autostrada fossimo sul lungomare. Ogni tanto ridevamo dei nostri compagni di viaggio, stipati nell'altra autovettura, ad annoiarsi tra di loro maschietti mentre tu avevi avuto da papà l'onore (e l'onere) di portare con te le due uniche, gentili fanciulle del gruppo.
Arrivati a Roma assonnati e puntuali come non mai, sistemata la macchina al parcheggio, fatta la fatidica telefonata a casa (mamma, papà, siamo arrivati, tutto a posto, ci stiamo imbarcando per Mosca) abbiamo cominciato a capire che la parola giusta era STICAZZI, e che tutto aveva complottato perchè il nostro viaggio si trasformasse in un incubo.
L'Aeroflot aveva cancellato il volo Roma-Mosca, e gli organizzatori avevano diviso il nostro gruppo in piccoli sottogruppi, con la stessa grazia con cui le famiglie ebree erano state avviate ai campi di concentramento!
Venimmo così separati senza neppure poterci salutare, e in pochi minuti mi ritrovai imbarcata su un volo Alitalia Roma-Milano, un aereo così grande che nonostante avesse una fila centrale di cinque posti e due laterali, viaggiava praticamente vuoto. A Milano, dopo ore ed ore di attesa - in piedi - nella costruenda Malpensa, mi imbarcarono su un altro volo Aeroflot, quando ero già in stato comatoso. Seppi poi che avremmo fatto scalo a Leningrado, prima di arrivare a Mosca. Sbarcammo che erano le ventidue passate, e a Mosca era pieno giorno.
Sembrava di essere in un altro mondo, militarizzato, freddo, dove sembravano aspettare l'occasione per arrestarti... e fu in quel momento che ti rividi, alle prese con la perquisizione del tuo bagaglio. In qualche modo ce l'avevi fatta, e forse ti era andata anche meglio, ma non ricordo se eri nel gruppo arrivato via Varsavia, o in quello via Vienna. Ricordo ancora il tuo sguardo dinanzi ai militari che estraevano dal tuo bagaglio lingerie, rossetti, smalti e matite per il trucco: lì per lì pensai che avessi il vizietto di travestirti, ma un'anima pia mi ragguagliò sul fatto che a Mosca avevi intenzione di fare conquiste. E in effetti in quella settimana le tue apparizioni in seno al gruppo furono poche... come davvero poco c'era da vedere a Mosca, a parte le prove generali della parata militare in cui incappammo una notte, e le corse in taxi con il conducente che per forza voleva farci ascoltare le canzoni di Toto Cutugno.
Il ritorno con un volo unico per tutti ci diede l'occasione per scoprire che avevamo fatto due viaggi diversi, con intenti diversi, nello stesso periodo e nello stesso Cosmos. Mi colpì la tua sincerità nell'ammettere che più volte, colpito dalla miseria delle case in cui le tue occasionali partner moscovite ti avevano condotto, e dal pianto incessante dei loro bambini, avevi lasciato loro dei soldi ed eri andato via senza chiedere nulla in cambio.
Ricordo la tua signorilità nel constatare che al parcheggio a pagamento di Fiumicino, ti avevano alleggerito la macchina di tutto quello che c'era dentro, non poco per uno che fa il rappresentante: eppure nemmeno un'imprecazione era scappata dalla tua bocca.
Sono passati quasi trent'anni da quel famigerato viaggio e ormai ci incontravamo solo al supermercato, dietro i carrelli della spesa, ma ogni volta ripercorrere sorridendo quell'avventura era più forte di tutto.
Poi oggi, improvvisamente, ho letto il tuo necrologio sul quotidiano locale. Alle sedici c'era il tuo funerale, ma non ce l'ho fatta a partecipare. Ero al lavoro e ho fatto di tutto per distrarmi e per non piangere.
Ti porterò sempre nel mio cuore, in un posto speciale.
Perchè tu eri una persona speciale.


lunedì 4 febbraio 2013

Tutor aziendale

Prima o poi, arriva.
E' il momento giusto, l'attimo in cui decidi che quello-che-non volevi-assolutamente-fare, quello-di-cui-non volevi-nemmeno-sentir-parlare, adesso è fattibile.
Per la prima volta nella mia vita e nella mia carriera, ho accettato di fare da tutor aziendale ad una tirocinante dall'Università. Una giovane studentessa, fuorisede, al terzo anno accademico e prossima alla Laurea.
Per me si tratta di un'esperienza nuova a cui, sino a ieri, non mi sentivo pronta, ma che oggi considero entusiasmante. La ragazza è sveglia, molto carina ed è anche coetanea dei miei figli. Tra di noi c'è un divario d'età esatto, lei è giovane ed io anche... cioè molto lontana dalla pensione!
Sino a ieri tremavo, al pensiero di trasmetterle esperienza e capacità, sino a farne un clone professionale. Avrei creato una rompiscatole, la collega sempre fuori dal coro, la trasgressione professionale, l'impiegata preparata e rompicoglioni, insomma.
Oggi la vedo diversamente e sono orgogliosa di riuscire a insegnare l'orrido mestiere a una giovane recluta, certa di poterle fare comprendere luci, ombre e criticità, per insegnarle ad affrontare un cammino maledetto e mal retribuito ma anche vario, affascinante, caleidoscopico quasi.
Nello stesso ufficio, la presenza contemporanea di altre due tirocinanti, seguita da altre due diverse tutor aziendali, le consentirà di vedere quanto e come io sia, da loro, differente.
La giovane pulzella mi stima, mi segue e prima ancora di conoscermi di persona, mi aveva già cercata su Google.
Meno male che - su Google - mi ha anche trovata...

martedì 29 gennaio 2013

Vicchiània orba

La vita media continua ad allungarsi!!! Che bello!!!
Oggi non si vive più, in media, settanta-settantacinque anni, ma è facile, facilissimo arrivare e superare la boa degli ottanta e sono sempre più numerosi gli anziani che sfiorano la novantina.
Ancora più bello è che questo progressivo allungamento della vita media non faccia piacere proprio a nessuno, anziano escluso.
L'INPS è in difficoltà e non ha voglia di pagargli decenni e decenni di pensione, all'arzillo vecchietto, né se si tratta di pensione da lavoro, figuriamoci se si tratta di pensione sociale perché il furbetto non ha versato i contributi e quindi campa (oddio, campa... sopravvive...) da parassita sulle spalle dello Stato.
I figli si rompono ad averlo tra i piedi, perchè la longevità è a scapito delle facoltà fisiche e mentali e quindi non solo il nonno non è loro di nessun aiuto, ma anzi deve essere assistito lui, e con quello che costa farlo assistere... diciamocelo, sono davvero in pochi a poterselo permettere.
Inoltre, non tutti i figli hanno la vocazione dell'infermiere devoto.
Il Comune non può sopportare il costo dei ricoveri in strutture per anziani, i prezzi sono davvero esosi e poi, si sa, l'ente locale è tenuto ad accollarsi il vecchietto solo se  non ci sono figli, fratelli e parenti stretti.
Se poi l'anziano è invalido (ed a una certa età è molto facile che lo sia!) ancora più fastidioso è per le casse pubbliche erogargli le varie indennità che gli spettano per essere disabile.
Se il vecchietto abita in una casa di sua proprietà, una miriade di persone non vede l'ora che si tolga dalle palle: figli, nipoti, persino i vicini di casa che vivono nel terrore che possa addormentarsi col fornello acceso e mandare a fuoco l'intero stabile.
Gli ospedali non ne possono più di occupare posti-letto con vecchietti che non hanno nessuna patologia, se non appunto la Vicchiania Orba.
I medici di famiglia non ne possono più di anziani che pretendono la prescrizione continua di farmaci e analisi, che non servono ad un cazzo se  non a prolungare la vita di qualche altro annetto (!!!).
Nel frattempo la degenerazione cerebrale avanza inesorabile, con tutto quello che ne segue: spese su spese, difficoltà a far ragionare chi è rimasto privo di neuroni, interdizione nei casi più gravi, per evitare che il nonno si faccia abbindolare da gente senza scrupoli eccetera.
Alzi la mano chi desidererebbe una simile vecchiaia... eppure, si continua a far campare la gente sino a cent'anni, non si capisce per il bene di chi... non esiste l'eutanasia, non esiste il suicidio assistito, anzi se uno di ottant'anni arriva in ospedale con un ictus, provano pure a salvarlo... tanto, se esce rincretinito, incontinente e in sedia a rotelle, ai medici che gliene fotte??? E mica sono cazzi loro...
Parliamoci chiaro: che il nonno campi cent'anni, anche se non ci vede, non ci sente, non cammina e soprattutto  non ragiona, è utile solo a chi con la sua pensione ci campa. Per tutti gli altri è un peso, e che peso amaro.
Io voglio essere viva solo fino a che sarò in possesso di tutte le mie facoltà mentali e fisiche. Il giorno che dovrò essere assistita e condannare qualcuno a farlo, ELIMINATEMI, vi scongiuro. Fatelo per me, per voi, e per la società tutta...
Astenetevi qui sotto dal commentare idiozie del tipo la vita è un dono di Dio, tanto io non la penso come voi, non mi convincerete o farete cambiare idea e ci sono altri blog per fare propaganda religiosa, qui siamo soprattutto agnostici.
Io penso che la vita andrebbe fermata prima (o almeno contemporaneamente...) che la sua qualità scada di brutto, prima della fisiologica demenza senile, e lo penso e me lo auguro soprattutto per me e per i miei cari. Non ho la vocazione dell'infermierina né della badante, ho una sola vita e me la voglio godere come mi pare, non sono madre Teresa e cambiare pannoloni mi farebbe abbastanza schifo.
Penso che ognuno dovrebbe poter avere una pilloletta di cianuro chiusa in un ciondolo, da utilizzare in casi estremi.
In caso di Vicchiània Orba, appunto.

venerdì 25 gennaio 2013

Pensionamenti

Nella Pubblica Amministrazione si assiste ad un insolito fenomeno. Ci sono impiegati che si stanno specializzando nella corsa alla pensione, ed altri che - nonostante abbiano raggiunto i limiti di età e di contribuzione - non sanno a che santo votarsi per rimanere in servizio.
E' indubbio che gli aspiranti alla pensione sono lavoratori veri, che non hanno mai rubato lo stipendio ed hanno speso la propria vita per l'ente, assumendosi oneri e responsabilità, anteponendo spesso il lavoro alla famiglia e a tutto il resto.
Altrettanto certo è che gli anziani che aspirano a rimanere in servizio, sono mangiapane a tradimento che hanno passato trent'anni a scaldare la sedia, in ufficio anziché lavorare hanno intrecciato relazioni extraconiugali e intendono continuare a rubare lo stipendio il più a lungo possibile.
Sino ad oggi, fortunatamente, si è preferito eliminare questi parassiti o, quanto meno, farli mantenere dall'INPS, ma domani?
La Pubblica Amministrazione deve essere liberata al più presto da questi elementi-zavorra che hanno ottenuto il posto di lavoro tramite invalidità (quasi sempre falsa) o altre corsie preferenziali, e proprio per questo si sono ritenuti in diritto di scaldare la sedia senza l'obbligo di lavorare.
Beati gli impiegati che sono arrivati alla pensione dopo decenni di onesto lavoro.
Io penso di non arrivarci: troppo stress, troppa abnegazione.
Morirò prima di poterlo festeggiare, il mio pensionamento.

sabato 19 gennaio 2013

campagna elettorale

Dall'osservatorio privilegiato di pubblico dipendente, noto i segnali inequivocabili della campagna elettorale in corso per il rinnovo dell'amministrazione cittadina.
Si tratta di segnali che considero estremamente miseri nel loro squallore, come l'erogazione dei buoni-pasto del 2010, dovuti per contratto, ed elargiti con tre anni di ritardo, come se il potere di acquisto fosse rimasto invariato...
C'è la voce, fatta girare ad arte, che stia per uscire un bando per l'assegnazione di case popolari, perchè ci sono 1800 alloggi liberi: migliaia di cittadini ci stanno credendo, affollando gli uffici comunali e ingrossando le casse dei sindacati degli inquilini, dove alimentano le speranze e intanto gli truffano venti euro, senza dirgli che se davvero ci fossero 1800 alloggi liberi, li avrebbero già assegnati alle famiglie che li aspettano da anni.
C'è quel cesso di assessore acitano, che dalle pagine del quotidiano locale proclama l'imminente arrivo di soldi per 800 famiglie indigenti, con graduatoria pronta nel volgere di un paio di mesi: ma dove vive st'imbecille, sulla luna? E se i suoi uffici sono così bravi da raccogliere domande e formulare graduatorie in poche settimane, come mai fino ad oggi c'hanno impiegato anni? Misteri della campagna elettorale!
Sempre lo stesso fantoccio che spera tanto di diventare rettore (di sti cazzi..) solo per aver fatto il cagnolino obbediente al guinzaglio della giovane psicologa amante del sindaco (ma guai a dirlo, non si dice amante, si dice "consulente a titolo gratuito"), mentre proclama anche l'avvenuta informatizzazione totale dei servizi sociali, lo sa che i dipendenti sono costretti a portarsi i pc da casa?!?
Raccontasse piuttosto della truffa con cui i suoi amici dell'università hanno rifilato ai servizi sociali un programma informatico obsoleto, facendoglielo pagare per nuovo di zecca e personalizzato.
Migliaia di dipendenti comunali hanno visto svanire i premi di produttività, per pagare le posizioni organizzative distribuite ai più raccomandati, per guadagnare consenso interno e plaudire giornalmente, mettendosi a novanta gradi.
E' assolutamente ora di finirla, a costo di tradire il proprio credo politico. Per seguire i nostri ideali abbiamo permesso che si amministrasse una città in maniera dittatoriale con una giunta che sembrava la porta girevole di un grand-hotel, assessori che entravano e uscivano, provvedimenti sulla pelle dei cittadini, e demagogia allo stato puro in un clima da caccia alle streghe.
Il cambiamento ci sarà.
Cittadini stufi di pagare i privilegi altrui, sapranno scegliere per il meglio.
E se anche dovessero sbagliare, che almeno si respiri aria di rinnovamento.