giovedì 13 settembre 2012

Minaccia, che ti passa

Neanche due settimane di lavoro, al rientro dalle ferie, e già due aggressioni verbali con relative minacce, all'interno del mio ufficio nella Pubblica Amministrazione.
Minacce a Pubblico Ufficiale, reato penale punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Parecchi testimoni, non so quanto disposti a testimoniare, però. Quasi nessuno intervenuto in mia difesa, tutti però con l'orecchio ben teso, in modo da poterla poi raccontare a livello di cuttigghiu. E un grande, grandissimo senso di solitudine.
Solitudine per il mancato riconoscimento del tuo ruolo e della tua professionalità, per l'assenza di controllo e tutela, per l'astio dell'utenza nei confronti del funzionario pubblico che, nell'immaginario collettivo, scalda la sedia mentre si gratta la pancia.
Ma il pubblico funzionario assenteista o che passa il tempo a rigirarsi i pollici, difficilmente si troverà nella situazione di essere aggredito: è molto più probabile che ci si possa ritrovare chi ha svolto correttamente il proprio lavoro nell'ambiente dei furbetti e dei falsi poveri, sgamando qualche irregolarità.
Non ho chiamato la forza pubblica perché non c'è stato il tempo (la volante non era mica dietro l'angolo...) e perché troppe volte ho visto, con i miei occhi, vigili urbani (con pistola d'ordinanza, dato che sono anche agenti di pubblica sicurezza) mettersi dalla parte dell'aggressore anziché dell'aggredito.
L'odio brunettiano e l'indice montiano verso il pubblico impiego e lo spending review sono stati solo una farsa  mediatica che ha contribuito a montare l'odio collettivo verso il pubblico impiego. Non un solo dipendente ha perso il posto (per fortuna...) non un solo falso invalido o precario è stato rimandato a casa, la macchina è sempre quella ma funziona con sempre meno mezzi e risorse. La mole di lavoro aumenta di giorno in giorno perchè chi va in pensione non viene sostituito, e chi non ci può andare viene trattenuto a forza, anche se non ha più risorse fisiche e mentali per far bene e rischia di combinare guai grossi.
Chi inveisce contro i pubblici funzionari o li definisce fannulloni, alla fine è soltanto invidioso del loro posto di lavoro e, potendolo fare, si comporterebbe come loro se non addirittura peggio.
Se sapesse quanto guadagnano (o quanto non guadagnano) e quanto pagano di tasse, forse starebbe zitto.
E invece parla, straparla, e spesso minaccia.
Minaccia, che ti passa.
Appunto.