giovedì 25 aprile 2013

La democrazia secondo Grillo

In maniera del tutto involontaria, mi è capitato di ascoltare una conversazione tra due attivisti del movimento cinque stelle.
E' apparso subito chiaro che l'oggetto era il cosiddetto reddito di cittadinanza, mediante cui Grillo pensa - demagogicamente - di riuscire ad acquisire consenso civico ed elettorale.
Piccola digressione.
Secondo il comico (e difatti la sua proposta è comica assai...) tutti i cittadini disoccupati dovrebbero percepire più o meno 450 euro al mese. Cioè a me, invece di disturbarmi a lavorare, converrebbe licenziarmi, e standomene comodamente a casa senza far nulla insieme ai miei familiari, potrei percepire una somma addirittura superiore a quella che percepisco attualmente. La differenza con altri è che mentre io percepirei queste somme standomene mollemente sdraiata sul divano di casa, altri riuscirebbero a cumulare questa elargizione di cittadinanza con le proprie entrate in nero, in qualità di domestici, imbianchini, muratori, idraulici, badanti, professori privati ecc. ecc.: proprio la soluzione giusta a tutti i problemi italiani, non c'è che dire...
Ma tornando all'argomento principale, ai due malcapitati attivisti grillini, lavoratori dipendenti entrambi - così come a tutto il loro gruppo di seguaci sgrillanti - questa ipotesi del reddito di cittadinanza non andava affatto giù, e l'avevano espresso chiaramente durante numerose riunioni del movimento. Solo che al momento della riunione conclusiva, quella cioè in cui si trattava di mettere nero su bianco il proprio dissenso con tanto di firma, per inviare la mozione al grande Grillo, tutti i dissidenti si erano codardamente tirati indietro per la paura di essere buttati fuori a calci nel culo dalla nuova grande formazione politica (e democratica, ah ah ah) del beppe nazionale: e i due malcapitati conversanti si erano ritrovati soli, drammaticamente soli ad annegare nel mare della democrazia e della libertà, ed a rischiare l'espulsione con infamia.
Amareggiati, stavano cercando di indire l'ultima riunione, prima di mollare definitivamente l'idea di mandargliela a dire, a Grillo, che 'sto reddito di cittadinanza a loro proprio non andava giù.
Non so come sia andata a finire, ma riesco ad immaginarlo con facilità.
Ho solo pena per questi poveri cristi che, pur di conquistare la possibilità di sentirsi attivisti della politica, si stanno facendo infinocchiare da Grillo e da quel pazzo del suo guru.
L'Italia è nella merda e questi pensano di salvarla votando il movimento cinque stelle, si fanno infinocchiare da chi afferma che i media, quando parlano di loro, fanno solo disinformazione ad hoc e ogni giorno va in onda su tutti i tg il teatrino della loro ignoranza.
Peccato che ognuno veda e capisca solo ciò che gli fa comodo vedere e capire.
Altro che reddito di cittadinanza, altro che reddito minimo di inserimento (altro grande flop nazionale di qualche anno fa).
E' solo voto di scambio, cos'altro se no? E' solo favorire il parassitismo, l'evasione fiscale, il lavoro nero, la crisi, l'ignoranza.
Reddito di cittadinanza di sticazzi.

giovedì 4 aprile 2013

Ricordo di un amico speciale

Aprile 1985: la data fatidica del nostro desideratissimo viaggio a Mosca. Una data più volte rinviata, con una semplice telefonata, quando oramai avevamo i biglietti aerei in borsa e le valigie pronte davanti alla porta di casa.
Poi, finalmente, l'anelato "Si parte" e le macchine recuperate all'ultimo minuto, quando ormai sui voli per Roma non c'era più posto e occorreva viaggiare in auto tutta la notte per presentarsi in orario all'imbarco internazionale di Fiumicino.
Sulla tua Citroen ultimissimissimo modello (la Maserati biturbo l'avevi lasciata a casa, quella serviva per uscire la domenica con la famiglia), mentre io mi rilassavo seduta al posto d'onore e ridevo dei tuoi racconti intrisi d'ironia, Daniela terrorizzata guardava il contagiri segnare 170/180 km. orari, mentre tu guidavi calmo, come se anzichè in autostrada fossimo sul lungomare. Ogni tanto ridevamo dei nostri compagni di viaggio, stipati nell'altra autovettura, ad annoiarsi tra di loro maschietti mentre tu avevi avuto da papà l'onore (e l'onere) di portare con te le due uniche, gentili fanciulle del gruppo.
Arrivati a Roma assonnati e puntuali come non mai, sistemata la macchina al parcheggio, fatta la fatidica telefonata a casa (mamma, papà, siamo arrivati, tutto a posto, ci stiamo imbarcando per Mosca) abbiamo cominciato a capire che la parola giusta era STICAZZI, e che tutto aveva complottato perchè il nostro viaggio si trasformasse in un incubo.
L'Aeroflot aveva cancellato il volo Roma-Mosca, e gli organizzatori avevano diviso il nostro gruppo in piccoli sottogruppi, con la stessa grazia con cui le famiglie ebree erano state avviate ai campi di concentramento!
Venimmo così separati senza neppure poterci salutare, e in pochi minuti mi ritrovai imbarcata su un volo Alitalia Roma-Milano, un aereo così grande che nonostante avesse una fila centrale di cinque posti e due laterali, viaggiava praticamente vuoto. A Milano, dopo ore ed ore di attesa - in piedi - nella costruenda Malpensa, mi imbarcarono su un altro volo Aeroflot, quando ero già in stato comatoso. Seppi poi che avremmo fatto scalo a Leningrado, prima di arrivare a Mosca. Sbarcammo che erano le ventidue passate, e a Mosca era pieno giorno.
Sembrava di essere in un altro mondo, militarizzato, freddo, dove sembravano aspettare l'occasione per arrestarti... e fu in quel momento che ti rividi, alle prese con la perquisizione del tuo bagaglio. In qualche modo ce l'avevi fatta, e forse ti era andata anche meglio, ma non ricordo se eri nel gruppo arrivato via Varsavia, o in quello via Vienna. Ricordo ancora il tuo sguardo dinanzi ai militari che estraevano dal tuo bagaglio lingerie, rossetti, smalti e matite per il trucco: lì per lì pensai che avessi il vizietto di travestirti, ma un'anima pia mi ragguagliò sul fatto che a Mosca avevi intenzione di fare conquiste. E in effetti in quella settimana le tue apparizioni in seno al gruppo furono poche... come davvero poco c'era da vedere a Mosca, a parte le prove generali della parata militare in cui incappammo una notte, e le corse in taxi con il conducente che per forza voleva farci ascoltare le canzoni di Toto Cutugno.
Il ritorno con un volo unico per tutti ci diede l'occasione per scoprire che avevamo fatto due viaggi diversi, con intenti diversi, nello stesso periodo e nello stesso Cosmos. Mi colpì la tua sincerità nell'ammettere che più volte, colpito dalla miseria delle case in cui le tue occasionali partner moscovite ti avevano condotto, e dal pianto incessante dei loro bambini, avevi lasciato loro dei soldi ed eri andato via senza chiedere nulla in cambio.
Ricordo la tua signorilità nel constatare che al parcheggio a pagamento di Fiumicino, ti avevano alleggerito la macchina di tutto quello che c'era dentro, non poco per uno che fa il rappresentante: eppure nemmeno un'imprecazione era scappata dalla tua bocca.
Sono passati quasi trent'anni da quel famigerato viaggio e ormai ci incontravamo solo al supermercato, dietro i carrelli della spesa, ma ogni volta ripercorrere sorridendo quell'avventura era più forte di tutto.
Poi oggi, improvvisamente, ho letto il tuo necrologio sul quotidiano locale. Alle sedici c'era il tuo funerale, ma non ce l'ho fatta a partecipare. Ero al lavoro e ho fatto di tutto per distrarmi e per non piangere.
Ti porterò sempre nel mio cuore, in un posto speciale.
Perchè tu eri una persona speciale.