venerdì 10 dicembre 2010

Aspiranti dirigenti 2

La storia infinita continua.
La racconto solo per sfogarmi, alla fine non la reputo neppure interessante.
Dopo vent'anni venti di onorata carriera, in cui nonostante i miei titoli specifici ho mai avuto il piacere di avere un computer a disposizione, ma all'occorrenza ho dovuto portarmelo da casa, finalmente il mio megadirettoregalattico mi assegna un pc. E' assegnato proprio a me personalmente, tanto che sono stata io a dover firmare la bolla di consegna.
Decido di cedere in uso il pc ad altre professionalità dell'ufficio, anche loro prive di pc, fermo restando l'assegnazione a me.
La mia capoufficio, un'assenteista ignorante a livello informatico e non solo, con meno anni di carriera di me ecc. ecc., vede il pc, valuta che è più recente di quello che fa da ornamento alla sua scrivania, e decide di prenderselo lei.
Precisazione: il suo è vecchiotto e (a suo dire) malfunzionante, ma lei ha rifiutato di farselo formattare e sistemare ex novo....
Faccio notare che lei se ne vuole impossessare, ma non ha la minima intenzione di mollare quello che già possiede: ne vuole due, mentre c'è chi ne ha ZERO.
Mi metto in contatto con la mia Megadirezione per far presente la questione. La risposta è "Il pc è stato assegnato a te, prenditelo e posizionalo sulla tua scrivania, se la responsabile ha qualcosa da ridire, ci pensiamo noi a metterla a posto".
Apriti cielo!!!!!!!!!
La responsabile si incazza di brutto, ma non perchè io ho preso il pc (che è ancora in un'altra stanza) bensì perchè io "mi sono permessa...." non si sa che cosa... e giù minacce.
Sono veramente incazzata.
Del pc me ne strafotto (è pure brutto e di marca Cavallo, io invece mi porto da casa uno stupendo notebook Hp oppure un Sony Vaio) ma della prevaricazione, della presunzione, dell'invidia NO!!! Un'asina informatica vede il bel giocattolino, e come una bambina viziata lo reclama per sé, gli altri vadano a farsi fottere. Ma mica per usarlo (non ne è capace) bensì per darsi importanza!!!
Ma per favore.
Ma vaffanculo.

mercoledì 24 novembre 2010

Aspiranti dirigenti

Passano gran parte delle (poche) giornate lavorative a consultare gazzette, leggi, leggine e sentenze, alla disperata ricerca di cavilli per impostare ricorsi avverso questo o quell'Ordine di Servizio o presentare domande per cercare di fare carriera. Hanno un paio di lauree, spesso fasulle e conseguite o al vecchio Magistero, senza neppure un diploma serio ma una ridicolo titolo di maestra, o in università che stavano per chiudere e si sono inventate lauree da conseguire in un solo anno, facendo mettere agli iscritti crocette su quiz a risposta multipla. In ufficio ci stanno poco o niente, arrivano sempre in ritardo e vanno via due-tre ore prima, con la scusa di partecipare a riunioni di lavoro di cui gli altri non hanno mai alcun ritorno. Quando gli serve un giorno di ferie, prendono malattia o accertamenti clinici o malattia del bambino (sono molto prolifiche ed abili nello sfruttare tutte le nuove norme sulle madri lavoratrici) e d'estate, tra congedi e malattie false prendono mesi consecutivi di ferie, mentre ai comuni mortali ne sono concesse al massimo tre settimane.
Stanno ore e ore al telefono, a parlare di cazzate naturalmente, e quando non stanno al telefono, prendono il caffè. Se gli chiedi di firmare un documento, pare che stiano firmando una cambiale. Hanno sul tavolo un pc che non sanno né accendere né spegnere, ma serve a darsi importanza... in realtà non sanno inviare neppure un sms dal cellulare di servizio, e nemmeno un fax.
Lavoro non ne mangiano proprio... sono delle funzionarie inutili, non servono a nulla, non vogliono responsabilità, e in loro assenza le loro poche incombenze non solo vengono svolte (meglio!) da altri, ma l'attività complessiva dell'ufficio è anche più veloce e fluida.
In conclusione, più che facilitarlo, il lavoro lo intralciano... però, una cosa è certa: vogliono fare le Dirigenti.

venerdì 15 ottobre 2010

Colmare un vuoto

Ho bisogno di colmare il vuoto di una lontananza. Ho bisogno di rivolgere i pensieri altrove, di non accorgermi dei giorni che passano, come quelli che sono già passati, come quelli che passeranno.
L'attesa rimane attesa e non si trasforma, non diviene ricordo ma nemmeno rimpianto. C'era un laghetto, poi divenuto acquitrinio, in cui ora prolifera un ecosistema che riesce a sopravvivere a se stesso e, in definitiva, ha persino un suo equilibrio.
Tu uguale a te stesso, coerente persino. Io che navigo tra sogno e realtà.
Intorno a noi, la vita che continua.

giovedì 7 ottobre 2010

Sarah

Sposo in pieno la teoria di Francesco Bruno, criminologo e docente di Psicopatologia forense all'università La Sapienza di Roma. Secondo Bruno si tratta di un delitto destato principalmente dall'odio che spesso, purtroppo in maniera sottovalutata, si manifesta nelle famiglie, con rivalità, invidie e gelosie che in certi casi non rarissimi portano anche all'omicidio. Un delitto terribile maturato in un ambiente estremamente retrogrado, con un deficit di sviluppo culturale ed economico, nel quale ci sono queste due cugine amiche tra loro, circondate da ambienti familiari in cui covano situazioni di desideri non confessabili.
Sono sconvolta e non riesco a cancellare dalla memoria dieci lunghi anni trascorsi a lavorare in uno dei quartieri-ghetto dell’estrema periferia catanese, un agglomerato di edilizia popolare strapieno di alloggi saccheggiati, occupati abusivamente, coabitati da più nuclei familiari ammassati in pochi vani maleodoranti… uno di quei quartieri che occorrerebbe radere ad suolo, disperdendo gli abitanti in varie zone anziché concentrarli tutti in un’unica zona “a rischio”.
Mi tornano in mente le situazioni-fotocopia che costituivano l’oggetto del mio lavoro… ricordo nomi, volti, e anche l’impotenza dei Servizi, sconfitti dal muro di gomma della reticenza.
Il padre-padrone, brutto, sporco e cattivo, spesso abbrutito dall’alcool (non certo dall’onesto lavoro). Una volta passato il periodo di interesse sessuale verso la moglie, solitamente si rivolge a ragazzine più giovani, che stimolano maggiormente la sua libido ormai in fase inesorabilmente calante. In molti ambienti degradati, le ragazzine giovani più facilmente raggiungibili sono addirittura le figlie femmine, sia adolescenti, spesso insufficienti mentali, ma anche normalissime… nella mia carriera ne ho viste tante, di ragazzine oggetto dei desideri insani del padre-padrone.
Le madri, ovviamente, fingono di non accorgersi di nulla: divengono improvvisamente cieche e sorde. Le figlie, dal canto loro, divengono vittime massimamente reticenti e abbastanza furbe da non lasciar trapelare nulla all’esterno, ma attenzione, non per proteggere il padre-orco, bensì per proteggere se stesse e la famiglia dallo scandalo e dalla crisi economica che deriverebbe da una eventuale carcerazione o allontanamento del colpevole.
E’ inutile pensare che le associazioni contro la violenza sulle donne possano dare loro tutto il necessario supporto: il loro aiuto è equivalente quasi ad una pacca sulla spalla. Neppure gli avvocati, mercenari al soldo di chiunque, anche dell’orco, aiutano la giustizia. L’operatore sociale che denunciasse pubblicamente la violenza su una sua utente, oggi rischia più del violentatore e non ha nessuno che lo tuteli e la protegga seriamente.
Che schifo.

mercoledì 22 settembre 2010

Maternità a quarant'anni

La Maternità a quarant’anni, ovvero la sagra dell’egoismo femminile sulla pelle altrui.
Molte donne di classe sociale medio-alta, dopo aver studiato, essersi laureate e specializzate, dopo aver trovato un buon posto di lavoro e conquistato finalmente l’indipendenza economica, dopo aver viaggiato ed essersi abbondantemente divertite, stufe persino di aperitivi, serate ed happy hours, al traguardo dei quarant’anni – ed anche oltre – cominciano a chiedersi cos’è che manca loro, per completare il quadro perfetto.
Ovvio, un figlio!!! Ma uno solo, per carità… che due, già sarebbero troppi (anche perché hanno già programmato di ritoccarsi il seno dopo la gravidanza).
Dal momento che gli ultimi vent’anni li hanno passati a dribblare accuratamente fidanzati appiccicosi, tradizionalisti e retrogradi, sono ancora single con tendenza allo zitellismo… eppure, questo non è un problema, per una vera donna in carriera: lei ha studiato per analizzare, pianificare e trovare soluzioni efficaci per ogni questione, ha frequentato a corsi sulla comunicazione, simulate, role playing, lezioni frontali e partecipate, seminari e master di vari livelli, in Italia e all’estero. Figurati se si fa intimorire dal problema di fare un figlio mentre è single.
Scatta dunque il casting per il reperimento del maschio adatto.
E’ ovvio che dev’essere giovane, piacente, in possesso di un buon (ma che dico buono? OTTIMO!!!) patrimonio genetico, di buon livello socio-economico-culturale, con famiglia d’origine possibilmente abitante in un’altra città (la vicinanza della suocera, è risaputo, porta più rogne che vantaggi) e magari, senza ex mogli sanguisughe e figli da mantenere.
Di polli così, ce ne sono parecchi. Eterni Peter Pan auto-convinti di essere play-boys, sol perché guidano un’auto sportiva (comprata rigorosamente a rate…) e si vestono nei negozi più trendy, consigliati dal commesso gay che li riempie di complimenti.
Una volta individuato il padre giusto per la propria creatura, la donna in carriera aspirante mamma ci mette un secondo a portarselo a letto: giusto il tempo di una cena. Se poi è nel periodo ovulatorio, al secondo appuntamento lo scopo è raggiunto: è incinta!
La notizia inizialmente sconvolge completamente il neo-padre, che tuttavia essendo un signore promette di assumersi tutte le sue responsabilità: riconoscere il bambino, contribuire al suo mantenimento, fare il padre insomma, anche se part-time che è anche molto più comodo del full-time. Ma tutto questo, alla neo-mamma in carriera non basta: una volta reperito il maschio giusto, lei vorrebbe anche tenerselo come compagno per un po’, specie se ha dieci anni meno di lei. Vuoi mettere quanto è trendy andarsene in giro col figlio biondo in pagliaccetto Dolce&Gabbana e il compagno dieci anni più giovane?!? E’ la realizzazione di ogni aspettativa da donna in carriera… del resto è lei che dirige l’orchestra, mica lui!!!
Peccato che, nel frattempo, questa improvvisa e inaspettata paternità, al trentenne pollastro di bell’aspetto e buona famiglia abbia dato una salutare svegliatina. Il ragazzo ha sentito nei confronti del figlio (che tra l’altro è una splendida femminuccia, e gli somiglia pure tantissimo) un trasporto che non si aspettava. Non solo si è assunto le proprie responsabilità, ma intende esercitare (attualmente: per il futuro, non si sa…) pienamente il ruolo genitoriale nei confronti della piccola. Quello che non intende fare, è sposarne la madre, né tanto meno conviverci: con la tipa ha avuto soltanto un paio di gradevoli rapporti sessuali, mica una storia sentimentale. Non la ama, non ha mai sentito verso di lei alcun trasporto e, men che meno, lo sente adesso. Anzi, si sente ingannato, truffato, raggirato, manipolato…
La neo-mamma in carriera, quella che ha messo in piedi la truffa, da parte sua non aveva affatto preventivato che il giovane candidato prescelto potesse anche puntare i piedi: è lei la più forte, o almeno ritiene di esserlo. Per questo inizia a pianificare strategie di vendetta: incassa l’assegno mensile di mantenimento, ma si rifiuta di fargli vedere la piccola. Utilizza tutte le scuse plausibili, la poppata, la febbre, il maltempo, ma ormai la sua tattica è chiara, e neppure tanto originale.
Il caso finisce sui tavoli del Tribunale per i Minori che, nel tempo, provvederà a distribuire torti e ragioni ma non certo su base oggettiva. La ragione verrà attribuita a chi avrà avuto la fortuna di prendersi un ottimo avvocato e di imbattersi in un assistente sociale intelligente e capace. L’altro, si prenderà la fregatura.
La vera vittima della situazione rimarrà, sempre e comunque, il bambino. Speriamo che fra trent’anni eviti almeno di ripetere gli stessi errori dei suoi genitori….

mercoledì 1 settembre 2010

La zia nel congelatore

Un quarantatreenne perito informatico catanese è stato arrestato, con l'accusa di aver conservato per un anno in un congelatore a pozzetto il cadavere di una prozia morta a 95 anni, riscuotendone indebitamente la pensione per cui aveva la delega.
La cara zietta aveva certamente una pensione niente male, essendo vedova di un generale dell'esercito; tra l'altro abitava in uno stabile signorile ed essendo (suppongo) anche abbastanza tirchia (proprio come tutte le vecchie zie) si faceva assistere dal nipote anzichè da una badante.
A parte la connotazione macabro-ridicola - ma pericolosamente attuale - della vicenda, ho voglia di sdrammatizzare. Mi fa (quasi) più pena il nipote disoccupato e disperato che la vegliarda che si è permessa di campare fino a 95 anni sulle spalle dei contribuenti: spero che almeno il nipote, nell'acquistare il mega-congelatore, abbia potuto usufruire degli incentivi statali sul risparmio energetico. E poi la pensione gli sarà servita anche a pagare la salata bolletta ENEL, o no? Sti congelatori consumano eccome!!!
Spero anche che l'avvocato che presterà assistenza legale al povero nipote sia talmente in gamba (e su questo non ho dubbi..) da suggerirgli di dichiarare che non trattasi di Occultamento di Cadavere, bensì di Ibernazione!!!... altro che delitto... signori... qui siamo in presenza di un Esperimento scientifico coi fiocchi...
Qualcuno si ricorderà del compianto prof. dott. Giuseppe Valenti, grande studioso catanese dell'ibernazione umana già negli anni '80: i suoi esperimenti saranno pur serviti a qualcosa.
Ragazzi dai non la facciamo troppo lunga. Il nipote ha continuato a percepire la pensione della zietta perchè la stessa non era morta, ma solo ibernata. Se gliel'avessero revocata, una volta scongelata... la vegliarda come avrebbe mai potuto campare?!?

martedì 31 agosto 2010

Far West a Catania

E' vero. Non si può negare. Quando a Catania si decide di sparare, si spara. Quando si decide di ammazzare, si ammazza. Non ha importanza che la vittima predestinata sia in mezzo alla folla, in compagnia dei figli, o di persone che non c'entrano nulla: e mica ci sono i killer di una volta, professionisti corretti, competenti, precisi.
Il più delle volte si tratta di imbecilli cui viene messa una pistola in mano e - contestualmente - chiesta la prova di coraggio per affiliarsi.
Okay, siamo catanesi e ci siamo avvezzi, come a tante altre cose sgradevoli.
Okay, è doveroso indignarsi.
Ri-okay, è auspicabile sforzarsi di trovare una soluzione a questa malavita dilagante.
Quello che è vergognoso, demagogico, ridicolo è il tentativo di strumentalizzazione posto in atto da tutta la sinistra (in patetico stato di cronica opposizione politica e astinenza dal governo comunale) secondo cui la malavita esiste per colpa della destra e basterebbe far ritornare al governo della città Enzo Bianco, o qualche sua emanazione, per risvegliare la città, risolvere tutto e respirare aria nuova e sconfiggere la delinquenza e gli omicidi in strada.
Che barzelletta.
Un ricambio politico servirebbe solo a rinnovare qualche dirigenza, a regalare poltrone, incarichi, consulenze ai parenti, agli amanti, agli amici, agli amici degli amici.
E' un film già visto e per fortuna i catanesi se lo ricordano bene perchè sono meno sciocchi di quanto li si voglia far apparire.
Sono catanesi, appunto.

mercoledì 11 agosto 2010

Velone di casa nostra

Una qualunque mattinata siciliana di agosto, sul solarium privato di un condominio in una rinomata località balneare. Pochi metri quadrati di tavolato e cannizzi, giusto per prendere il sole e scendere facilmente in acqua tra gli aguzzi scogli di pietra lavica.
L'ambiente è variegato, ci sono uomini e donne e ragazzi, pochissimi i bambini perchè in certi ambienti prima di figliare, insomma, ci pensiamo su, non siamo contadini, né conigli, né extracomunitari... vabbè... ma ciò che secondo me va sottolineato, è la presenza - crescente di anno in anno - di platinate e glitterare tardone in due pezzi, contrapposte a bellissime quarantenni in rigoroso costume intero.
Sono - ci mancherebbe - TUTTE sessanta-settanta-ottantenni alle quali (e chi osa metterlo in dubbio?!? ahahahaha) il medico ha ORDINATO di "Prendere il sole sulla schiena evitando l'umidità sulla pancia", o perlomeno è questo ciò che affermano, per giustificare l'orripilante esibizione di pance e addominali cadenti e seni svuotati, di ciccia flaccida e pelle plissettata dal tempo. Ma osservando i loro piedi dalle unghie ostinatamente laccate e glitterate nonostante le evidenti deformità, il biondo platino dei loro capelli, il trucco waterproof ecc. ecc., non si può fare a meno di notare, dato che le accomuna anche un altro particolare, la Vedovanza, che sono donne che non intendono arrendersi al tempo e, anzi, sono proprio in cerca. "C'abbamba", per dirla tutta.
Un'overdose di terapia ormonale sostitutiva?
Un'esasperata competizione con le placide e appagate quarantenni struccate e col costume intero, ma dotate di partner?
Io riesco benissimo a prendere il sole sulla schiena, racchiusa nei miei eleganti e firmatissimi costumi interi, complici nel nascondere strategicamente le magagne e mostrare soltanto ciò che vale la pena di esibire. Credo che lo farò anche a sessanta, settanta e ottant'anni, se ci campo, è ovvio.
Loro, le Velone di casa nostra, continuano nella loro ridicola esibizione di vecchiaia travestita da giovinezza.
Quanto possano essere patetiche, non lo sapranno mai. Nessuno oserebbe farglielo notare, neppure le loro stesse figlie, così sobrie, così diverse.
Non pretendo che se ne stiano a casa, questo no. Ma che sappiano vivere la vecchiaia con dignità, questo si.
(Certo, però poi noi, nelle calde mattinate di mare, di che cosa rideremmo?!?)

sabato 3 luglio 2010

Se va bene

Caso risolto in poche ore. Non era un agguato di mafia, ma solo un caso di sfottò.
Un malavitoso si permetteva da qualche tempo di sfottere lo zio di una sua ex-amante, e il tipo ha pensato bene si sparargli addosso cinque colpi di pistola, in pieno giorno, tra la gente. Ma che zietto affezionato, se gli stava così a cuore l'onore della nipote buttanona... affezionato e suscettibile... ma che gliene fotteva se sua nipote maritata se la faceva con un delinquentastro?!? Erano forse affari suoi?!?
Lo sparatore, se si metterà nelle mani di un avvocato di grido, la farà franca o quasi. Male che vada, gli troveranno qualche patologia per concedergli gli arresti domiciliari ed eviteranno così di occupare un posto in carcere e di fornirgli anche la pensione completa.
La ragazza che è stata colpita per sbaglio, se le va bene, resterà in sedia a rotelle.
I catanesi si sono indignati, e l'indignazione è stata vestita prima con la bandiera del PD (che tempistica eh... ma d'altronde è il PD che ha in mano le facoltà di Lettere Filosofia e Lingue), poi con quella del PDL.
La Polizia ha fatto il suo dovere.
Il Sindaco ha subito proposto il licenziamento del dipendente sparatore (e con doppio lavoro) così le casse comunali risparmieranno qualche euro, che di questi tempi è una manna dal cielo.
Ii catanesi usciranno di casa e a casa ritorneranno.
Se va bene.

giovedì 1 luglio 2010

S'ammazzino fra di loro

In pieno giorno, in pieno centro storico, addirittura davanti all'ex Monastero dei Benedettini, oggi sede delle facoltà di Lettere e Filosofia e Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Catania, un sicario si mette a sparare tra la gente per ammazzare un mafioso. Non solo non riesce ad ucciderlo, ma colpisce una studentessa trentaquattrenne che aveva appena sostenuto un esame e si accingeva a tornarsene a casa.
La donna è adesso in Rianimazione con un proiettile conficcato tra la seconda e la terza vertebra cervicale: la prognosi è riservata e dovrà essere sottoposta ad un rischioso intervento neurochirurgico.
Il mafioso, anch'egli ferito gravemente, è ricoverato in un altro ospedale e, francamente, della sua sorte non me ne può fregare di meno.
Al posto della donna ci potevo essere io, ci poteva essere chiunque in questa città in cui le regole esistono solo per essere trasgredite, o per farne occasione di introito economico.
Non ci sono più i sicari di una volta.

lunedì 21 giugno 2010

Luoghi dove non sei

Giro lo sguardo e intorno a me, scorgo solo luoghi dove non sei.
Oggi c'è anche la brezza che non respiri, mentre ti so bagnato di pioggia. Il mare ha colori bellissimi ma al di là dell'orizzonte non c'è più la tua casa, quella casa che scegli sempre un passo indietro rispetto alla tua vita. Non scriverò messaggi bagnati di pianto, aspetto solo che il tempo porti le risposte che cerco.
Ho parlato di te, oggi.
Non ho voluto guardarti, perchè non ne ho bisogno.
Ma ho pensato di te, sempre.

sabato 19 giugno 2010

Giunta Tecnica? preferivo i Politici...

Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere.
Non so quanto la nuova Giunta Tecnica giovi alle disastrate casse comunali catanesi, dato che si è preferito mettere alla porta Assessori appartenenti alla classe "politica" che si muovevano a proprie spese su mezzi propri, mentre i Tecnici si avvalgono di auto, benzina e autisti comunali (ma non ce l’hanno, 'sti tecnici, un’auto e una patente?!?).
Ancora, Assessori “Tecnici” che giurano di non essersi mai interessati di politica, né di volersene mai interessare, già pochi giorni dopo il proprio insediamento hanno cominciato a movimentare Responsabili di Uffici e personale delle segreterie, senza effettuare alcun ricognitivo tra i dipendenti, senza studiarne i curricula, insomma senza alcun criterio tecnico e trasparente se non quello solito (e mooolto politico) delle raccomandazioni, delle parentele e delle amicizie. O per caso qualcuno mi vuole convincere che l’Assessore “tecnico” ha fatto un sogno (tecnico, naturalmente) la notte, e l’indomani mattina sapeva chi collocare, chi spostare e chi rimuovere?!? E chi gli era apparso in sogno, un senatore, un onorevole, un presidente della regione?!?
Tutto è come prima, anzi peggio di prima.
Ho deciso di non piangere e di farmi una risata.
Tecnica, naturalmente.

martedì 15 giugno 2010

Amare, a qualunque costo

"Il punto non è di sapere se il mondo è troppo triste per essere amato o troppo lieto per non amarlo; il punto è che quando si ama qualcosa, la sua gioia è una ragione per amarla e la sua tristezza è una ragione per amarla di più".

Gilbert Keith Chesterton, da Ortodossia

mercoledì 9 giugno 2010

Sei, anziché cinque sensi

Vorrei essere meno sensibile, vorrei sconoscere il linguaggio del corpo e la comunicazione-non-verbale, vorrei tanto avere cinque sensi anziché sei.
Se proprio sono condannata a rimanere quella che sono, mi piacerebbe non essere considerata una sciocca, una sognatrice, solo perchè vedo ciò che ad altri è nascosto.
Quelle che ad altri sembrano soltanto assurdità, per me sono realtà.
Non perdo il mio tempo a cercare di convincere gli scettici, no davvero.
Semplicemente, vivo in una realtà e sperimento una comunicazione che percepisco differenti.
E so aspettare.

lunedì 24 maggio 2010

Finalmente

A furia di ricevere consigli disinteressati, a furia di pensarci e ripensarci, qualcosa comincia a cambiare. Non più disastri dettati dall'emozione, frasi infelici, frustrazioni, giustificazioni più o meno fasulle, film mentali e processi alle intenzioni. Arriva un giorno in cui non sei più vittima, ma artefice del tuo destino. Conclusa la fase di idealizzazione, vedi l'altro per quello che è realmente, noti i suoi difetti, riconosci le sue bugie e sinanco i suoi punti deboli. L'aura che lo avvolgeva comincia a diradarsi... lentamente, ma sta per scomparire.
Puoi riprenderti la tua vita e adesso, se vuoi, sei tu a condurre il gioco.
Finalmente.

domenica 16 maggio 2010

Mariarca, una donna vera

Esistono anche donne coraggiose, capaci di grandi gesti, e giornalisti schifosamente pusillanimi. La protesta di Mariarca Terracciano, l'infermiera napoletana che ha manifestato contro la propria azienda in maniera non-violenta, attuando salassi e uno sciopero della fame, ha avuto vasta eco solo dopo la sua morte. Tutti i mezzi d'informazione hanno fatto passare la vicenda sotto un colpevole silenzio, mandando in onda notizia ed interviste quando la poveretta era ormai cadavere... a cosa serve, adesso, parlarne?
Che senso ha discuterne adesso che Mariarca non ce l'ha fatta?
Mariarca ormai è morta, i suoi bimbi sono orfani, il marito è vedovo e i suoi colleghi hanno percepito gli stipendi arretrati, quelli che l'azienda tardava a pagare per mancanza di liquidità. Tacete, che è meglio.
Altri stipendi non verranno pagati, altri buoni-pasto non verranno distribuiti, perchè i contratti del pubblico impiego impegnano solo i dipendenti, mai il datore di lavoro: quello ha mille giustificazioni per non rispettarlo, e non puoi farci nulla... nel caso, crepa pure.
Alla gente importa poco, perchè i pubblici dipendenti sono considerati fannulloni, ben pagati (se, e quando, li pagano...) e raccomandati. La verità è che stanno sulle balle a tutti, ma per pura e semplice invidia. Chiunque, al loro posto, si comporterebbe nello stesso, identico modo.
Capisco la rabbia di Mariarca, è la stessa che provo io ogni volta che le spettanze non mi vengono pagate, con scuse di vario genere. Sento più che mai questa piccola donna coraggiosa vicina al mio cuore, vicina al mio modo di pensare.
Altro che finti scioperi della fame di politucoli, di disabili, di imbroglioni con giornalisti, telecamere e medici compiacenti al seguito. Se volete protestare, fate come Mariarca Terracciano.
Lei è morta, voi invece siete ancora in mezzo alle palle.

domenica 9 maggio 2010

Il mio Pensiero Magico

Sempre sospesa tra sogno e pragmatismo, illusione e razionalità, abbandono con estrema gioia la realtà quotidiana e, dietro suggerimento di uno dei miei più cari amici, mi dedico al Pensiero Magico.
Molti l'hanno studiato, Freud come Piaget, tanto da costituirne un importante capitolo della Psicologia. Per me è come un salvagente nel mare in tempesta, una scialuppa di salvataggio dopo il naufragio, una flebo di glucosata dopo il digiuno.
Funzionerà????
Ovviamente, siiiiiiiiiii.....

sabato 1 maggio 2010

Prima di addormentarmi

Di sera, nell'intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi bugie...
Rubo questa frase a Paolo Giordano, autore de La solitudine dei numeri primi, e la faccio mia. E' quello il momento in cui non ho difese: non posso decidere dei miei pensieri, dei miei sogni, dei miei programmi. E' quello il momento in cui sono veramente libera, ma libera di pensare (e non di agire) e di analizzare la mia vita.
Mi penso addosso? Forse.
C'è ancora una spina nel mio cuore, le ho fatto il vuoto attorno ma è ancora lì, ferma, inesorabilmente dolorosa. Io le parlo e lei mi risponde, a volte non mi fa respirare, mi fa male, altre volte finge di non esistere, altre ancora mi inganna e a volte mi fa compagnia, persino.
Ho imparato ad aspettare - è tutta la vita che aspetto qualcosa - ma questa volta con minor ottimismo e poca forza interiore.
Niente più bugie da accarezzare, solo amare verità.

domenica 25 aprile 2010

Rivoglio i miei libri

C'era una volta un amico a cui volevo moltissimo bene.
Lo stimavo. Credevo pure che la cosa fosse reciproca!
Lo aiutavo come potevo, anche economicamente, nei momenti di difficoltà nonostante non brillasse né per coerenza, tanto meno per gratitudine: in qualche occasione mi ha anche maltrattata e insultata per ragioni politiche, seppur scusandosene successivamente. E' stata un'amicizia lunga alcuni anni e finita miseramente, non certo per gelosia nei confronti di altre sue amiche, come lui ha sempre preferito pensare per risibile auto-compiacimento maschile, bensì quando mi è finalmente crollato il mito. Ho aperto gli occhi e ho riconosciuto il comunista raccomandato, il maschilista disimpegnato, il crapulone con la sindrome di Peter Pan, il tornacontista paraculo.
Non lo annovero più tra i miei amici perchè non so che farmene di chi predica bene e razzola male, ma vorrei tanto tornare in possesso di due libri che ho avuto la malaugurata idea di prestargli, e che forse lui non ha mai neppure letto.
Toglietemi tutto, ma non i miei libri.
Ridammi i miei libri, stronzo.

lunedì 19 aprile 2010

Chi si rivede!!!

Tutto ringalluzzito dalla sentenza della Cassazione,
Piero Marrazzo ha ritrovato il coraggio di apparire
nei telegiornalice ora fa persino la vittima.
Che pena ci fa... forse sta anche meditando di tornare in campo,
chi lo sa.
Era un bravo giornalista,
ma non necessariamente un buon giornalista
dev'essere anche un bravo politico ed amministratore,
neppure se è di sinistra!
Come si può fare governare una regione come il Lazio ad un uomo
che fa uso di cocaina, intrattiene relazioni con i trans
andandoli a trovare con l'auto blu e pagando fior di soldi
ai suoi ricattatori?
Evidentemente si può, basta che stia dalla parte giusta.
Ossia a sinistra.

domenica 18 aprile 2010

Esserci, sempre

C'è sempre spazio per te nel mio tempo
Nelle sere di giorni difficili
Fra musica e immagini rubate
Tra solchi scavati dai ricordi
E orizzonti che non raggiungeremo mai
Ci saranno parole e sospiri
Ci saranno pianti e sorrisi alla vita
In mezzo ai battiti violenti dei cuori in subbuglio
La vita scorre, prendila adesso
Saprò esserci ancora se vorrò aspettare
Come sempre, quando arriva la notte.

sabato 17 aprile 2010

Dove sta la felicità

Se lo sapessi andrei a prenderla e le chiederei di fare coppia con me. Purtroppo è impossibile e allora la cerco nelle piccole cose, nei gesti, nelle frasi, nelle circostanze. Oggi mi è sembrato di trovarla e l'ho conservata nel mio cuore: la sento ancora dentro di me, anche se erano solo parole... ma parole importanti, libere, sincere.
La mia piccola felicità.

domenica 4 aprile 2010

Buona Pasqua

Auguri di Buona Pasqua e felice Pasquetta, con la speranza che sulle vostre tavole imbandite per l'occasione non ci sia carne d'agnello e che ogni tenero agnellino da latte sia ancora felice vicino alla sua mamma!!!

sabato 3 aprile 2010

In un'altra vita

Niente più sogni oltre l'orizzonte

Lande desolate al di là del mare

Nei mattini assolati ti immaginavo

Dopo acque verdazzurre e spiagge

Respirare e scaldarti al mio stesso sole

Lavorare illuminandoti dei miei stessi piccoli pensieri


Nel tempo imparerò a dimenticare gli sguardi

Le voci che non ho mai sentito

I baci veri e quelli virtuali

Altri spazi mi aspettano per vivere

Ci sfioravamo anche senza toccarci

Ci troveremo, ma in un'altra vita.

martedì 30 marzo 2010

Dieci cose che mi rendono felice

La mia amica blogger Merins mi coinvolge in un simpatico giochino in cui mi si chiede di esprimere dieci situazioni che mi rendono felice.
Dati i tempi e le situazioni, credo lo sforzo sia propedeutico ad un miglioramento - quanto meno - del tono dell'umore ;-) e le dieci cose non sono necessariamente in ordine d'importanza :DD
1 Guardare i miei figli crescere
2 Preparare dolci per i miei cari
3 Ascoltare musica
4 Fare l'amore
6 Parlare con i miei animali
7 Sentirmi dire Ti voglio bene
8 Trovare abiti e lingerie della mia taglia
9 Riuscire ad aiutare gli altri
10 Scrivere

...cosa ne pensi? Sono andata bene?!?

domenica 28 marzo 2010

Altro che muscoli...

E' di questi giorni la brutta figura a livello nazionale del Comune di Catania, a seguito di una sentenza del TAR ex L.328. La sentenza, ripresa da tutti i siti ed i forum dei disabili, pubblicata a tutto spiano sul web, condanna l'Ente locale a proposito della nota disabile catanese la quale (gravemente ammalata di protagonismo oltre che affetta da invidia cronica nei confronti di Fulvio Frisone e da terribile senso di rivalsa nei confronti dei normodotati) ritiene di ottenere ogni immaginabile sussidio e servizio socio-sanitario ed assistenziale, mobilitando amici politici, stampa, minacciando scioperi della fame, scrivendo al papa, al presidente della repubblica, al presidente del consiglio, ai ministri, al prefetto, a babbo natale, a nonna papera ecc ecc e lamentando lo stato di abbandono in cui i servizi sociali l'avrebbero lasciata, in quanto sei ore al giorno di assistenza domiciliare gratuita non le bastano per vivere decentemente.
E' sicuramente vero che le sue condizioni sono di grave disabilità, anche se l'essersi sottoposta - di sua volontà - ad interventi chirurgici ad altissimo rischio, le ha addirittura peggiorate.
E' anche vero che la tipa non è l'unica ad trovarsi in queste condizioni, e che in base al Codice Civile dovrebbero essere i suoi benestanti familiari, genitori e fratelli, ad occuparsi della sua assistenza, prima ancora che gli enti locali, anzichè demandare tutto agli altri.
E' anche vero che prima di denunciare il Comune di Catania, inadempiente certo, incapace di sicuro, colpevole di silenzio-diniego con certezza, la disabile dovrebbe essere persona di specchiata onestà, inattaccabile, corretta, mentre invece è una truffatrice: in malafede, pronta a qualsiasi bassezza e scorrettezza pur di ottenere benefici per sé, a discapito di tutti gli altri disgraziati.
Credo sia ora che qualcuno la denunci: le prove della sua malafede ci sono, inoppugnabili e incontrovertibili, custodite proprio nei fascicoli dello stesso Comune che lei non ha esitato a denunciare, sorretta dall'ANFFAS che le ha pagato le salate tasse per inoltrare il ricorso al TAR.
E' ora che ad essere sputtanata sul web sia proprio lei, per falso in atto pubblico, truffa e chissà cos'altro.
Certo, ogni lobby dei disabili la difenderà, questa coraggiosa paladina... ma la truffa è truffa, il falso è falso e l'unica cura che le serve davvero, e con urgenza, è quella psichiatrica.
Lei ha mostrato i muscoli legali: io spero che il Comune di Catania tiri fuori i coglioni!!!

martedì 23 marzo 2010

Voglia di coccole

Vado a letto con il cuore pieno di tristezza, stasera. Per un po' ho desiderato di rifugiarmi sotto il piumino a piangere in pace, a sfogare il mio dolore e la mia delusione, la mia rabbia e l'ansia per il futuro... e invece no. Ce l'ho fatta a resistere, e sono orgogliosa di me stessa. Il tempo non è passato invano, ho imparato a tollerare la frustrazione ed a conviverci, persino.
Non smetterò di sognare, perchè è una delle cose che mi riesce meglio.
Continuerò a farlo, circondata da persone che mi vogliono bene e mi tengono coi piedi ben piantati per terra, mentre io fluttuo nell'immaginazione.
Ce la farò ancora una volta, sopravviverò anche stavolta.
Ma che voglia di coccole, di tenerezze, di attenzioni tutte per me.
Per aiutarmi a sognare.

lunedì 8 marzo 2010

Un altro 8 marzo

Un altro 8 marzo se ne sta andando. Un giorno uguale agli altri, forse anche peggiore di altri. Un giorno in cui molti deficienti hanno pensato di farci gli auguri, manco fosse il nostro onomastico, ed altri hanno pensato di omaggiarci con un rametto di mimosa, che avrebbe di gran lunga preferito restare sull'albero. Nessuno si è chiesto di cosa abbiamo bisogno, nessuno ha speso una parola in nostra difesa, nessuno si è preoccupato di aiutarci a svolgere con più serenità i nostri molteplici ruoli... ma questa è storia vecchia e le donne non si piangono addosso.
In questo giorno vorrei esprimere un desiderio, uno soltanto ma importante.
Vorrei che le donne riuscissero, finalmente, a trovare la capacità di superare la competizione tra loro, e riscoprire il valore della solidarietà femminile: in famiglia, in gruppo, nel mondo del lavoro soprattutto. Vorrei che prendessero - per una volta! - esempio dagli uomini, scoprendo quanto costoro sappiano aiutarsi l'un l'altro, senza invidie né cattiverie, per l'interesse maschile comune. Nella mia vita non ho conosciuto competizioni maschili, più serie di quelle che riguardavano le dimensioni del pene... ma ho conosciuto la competizione femminile, quella che ti schiaccia anche solo per invidia, quella che è disposta anche a passare sul tuo cadavere, quella che pur di raggiungere lo scopo, può prevedere anche l'annientamento dell'avversaria.
Aboliamo la competizione femminile e avremo fatto un enorme passo avanti verso la nostra felicità.

domenica 7 febbraio 2010

Buona notte

Sto per andare a dormire.
Tra poco indosserò un pigiama blu che ho preriscaldato appoggiandolo sul termosifone, poi spegnerò il riscaldamento e mi accuccerò sotto il piumino. Stringerò le braccia sul seno e dedicandoti i miei ultimi pensieri mi addormenterò, scivolando dolcemente nel sonno. So già che domattina sarai il mio primo pensiero, appena sveglia: ti augurerò mentalmente il Buongiorno, quasi tu possa sentirmi. Mi chiederò se esiste, come spero, la telepatia, si che tu possa captare la mia vicinanza.
Ti penserò e desidererò la tua presenza, la tua voce, il tuo abbraccio, te insomma.
E, come ogni mattina, affronterò la vita a cui non appartieni.

giovedì 4 febbraio 2010

AGATHAE, di F. Villa


Un grande rito che ogni anno, per tre giorni, accomuna tutti i devoti della Santuzza senza distinzione sociale, culturale, di quartiere o di casta. Per tre giorni, i fedeli si riversano per le strade del Centro storico di Catania e partecipano insieme all'interminabile processione, ai fuochi d'artificio, all'offerta della cera. Tra i fedeli con il caratteristico sacco bianco, il copricapo e i guanti ci puoi trovare il tuo avvocato come il tuo panettiere, il tuo medico come il pescivendolo, il tuo parrucchiere come il posteggiatore abusivo, lo studente universitario come il tipo che tre mesi fa ti ha scippato la borsa al mercato: tutti insieme, partecipano allo stesso rito con la medesima intensità, tutti a tarda sera torneranno stanchissimi alle loro case, felici di riabbracciare le loro mogli, i figli e le proprie mamme che hanno insegnato loro, sin da piccolissimi, ad amare la Santa e la sua storia.
Le celebrazioni del 3, 4 e 5 febbraio ogni anno riescono a catalizzare l'attenzione di centinaia di migliaia di persone, a fermare la città per certi versi, a rianimarla per altri.
Importante, significativa e partecipata testimonianza della festa in onore di Sant'Agata e dei suoi riti, la mostra fotografica AGATHAE, decine di immagini scattate dall'obiettivo del fotogiornalista catanese Fabrizio Villa, in mostra sino al 14 febbraio nelle sale di Palazzo Platamone a Catania, in Via Vittorio Emanuele.
Vale la pena visitarla, vale la pena lasciare un ricordo sul libro dei visitatori.
Per Sant'Agata, per Catania, per Fabrizio.

lunedì 4 gennaio 2010

"Se questi sono uomini" di F.Villa


La mostra - patrocinata dall’Assessorato comunale alla Cultura che la ospita nelle sale di Palazzo Platamone a Catania– è un accurato e straordinario reportage fra la sofferenza e la solitudine di migranti e carcerati realizzato dal fotogiornalista Fabrizio Villa.
Il titolo, “Se questi sono uomini”, prende spunto dal romanzo autobiografico di Primo Levi ma sceglie volutamente il plurale nel tentativo di raccontare le mille storie, ognuna diverse e speciale, che Villa ha fermato con il suo obiettivo a Lampedusa, Portopalo, Siracusa, Catania e nelle carceri di San Vittore a Milano e Sollicciano a Firenze.
Le foto di Fabrizio Villa documentano gli istanti, a volte drammatici, degli arrivi nella “terra promessa”, la Sicilia. Culla di civiltà e contraddizioni. Isola di approdi, di speranza. Terra dove l’esodo delle trasmigrazioni ha raggiunto le sue espressioni più esasperate. Accanto agli sbarchi, uno spaccato delle carceri italiane, sempre più popolate da detenuti stranieri: in questo caso islamici, ritratti durante il Ramadan. “Spesso finiscono in galera – dice Villa - solo per aver messo piede nel paese delle “meraviglie”: perché l’immigrazione in Italia è diventato un reato”.
Immagini come proiezioni di un disagio che ci trova tutti osservatori partecipi e responsabili.
INFO: la mostra è visitabile sino al 16 gennaio 2010, tutti i giorni dalle 9 alle 13 e nei pomeriggi di martedì e giovedì (16-18) e del sabato (16-20)

venerdì 1 gennaio 2010

Buon 2010


Inizia un nuovo anno ed è già pieno di problemi e difficoltà da superare... meglio cercare di essere ottimisti, una volta tanto. Gli ostacoli li salteremo uno alla volta, e se non ce la faremo cercheremo di aggirarli.
Siamo vivi, siamo liberi, le nostre donne possono ancora andarsene in giro e mostrare il loro volto, almeno nel nostro Paese, e anche altro se vogliono.
Non so se riusciranno a farlo anche le nostre pronipoti... qualche dubbio ce l'ho, in verità, sinanco sul colore della loro pelle e dei loro occhi. C'è una figura antropologica intelligente, ma geneticamente debole, che qualcuno vorrebbe vedere sparire dalla faccia della Terra. Speriamo bene.