venerdì 15 ottobre 2010

Colmare un vuoto

Ho bisogno di colmare il vuoto di una lontananza. Ho bisogno di rivolgere i pensieri altrove, di non accorgermi dei giorni che passano, come quelli che sono già passati, come quelli che passeranno.
L'attesa rimane attesa e non si trasforma, non diviene ricordo ma nemmeno rimpianto. C'era un laghetto, poi divenuto acquitrinio, in cui ora prolifera un ecosistema che riesce a sopravvivere a se stesso e, in definitiva, ha persino un suo equilibrio.
Tu uguale a te stesso, coerente persino. Io che navigo tra sogno e realtà.
Intorno a noi, la vita che continua.

giovedì 7 ottobre 2010

Sarah

Sposo in pieno la teoria di Francesco Bruno, criminologo e docente di Psicopatologia forense all'università La Sapienza di Roma. Secondo Bruno si tratta di un delitto destato principalmente dall'odio che spesso, purtroppo in maniera sottovalutata, si manifesta nelle famiglie, con rivalità, invidie e gelosie che in certi casi non rarissimi portano anche all'omicidio. Un delitto terribile maturato in un ambiente estremamente retrogrado, con un deficit di sviluppo culturale ed economico, nel quale ci sono queste due cugine amiche tra loro, circondate da ambienti familiari in cui covano situazioni di desideri non confessabili.
Sono sconvolta e non riesco a cancellare dalla memoria dieci lunghi anni trascorsi a lavorare in uno dei quartieri-ghetto dell’estrema periferia catanese, un agglomerato di edilizia popolare strapieno di alloggi saccheggiati, occupati abusivamente, coabitati da più nuclei familiari ammassati in pochi vani maleodoranti… uno di quei quartieri che occorrerebbe radere ad suolo, disperdendo gli abitanti in varie zone anziché concentrarli tutti in un’unica zona “a rischio”.
Mi tornano in mente le situazioni-fotocopia che costituivano l’oggetto del mio lavoro… ricordo nomi, volti, e anche l’impotenza dei Servizi, sconfitti dal muro di gomma della reticenza.
Il padre-padrone, brutto, sporco e cattivo, spesso abbrutito dall’alcool (non certo dall’onesto lavoro). Una volta passato il periodo di interesse sessuale verso la moglie, solitamente si rivolge a ragazzine più giovani, che stimolano maggiormente la sua libido ormai in fase inesorabilmente calante. In molti ambienti degradati, le ragazzine giovani più facilmente raggiungibili sono addirittura le figlie femmine, sia adolescenti, spesso insufficienti mentali, ma anche normalissime… nella mia carriera ne ho viste tante, di ragazzine oggetto dei desideri insani del padre-padrone.
Le madri, ovviamente, fingono di non accorgersi di nulla: divengono improvvisamente cieche e sorde. Le figlie, dal canto loro, divengono vittime massimamente reticenti e abbastanza furbe da non lasciar trapelare nulla all’esterno, ma attenzione, non per proteggere il padre-orco, bensì per proteggere se stesse e la famiglia dallo scandalo e dalla crisi economica che deriverebbe da una eventuale carcerazione o allontanamento del colpevole.
E’ inutile pensare che le associazioni contro la violenza sulle donne possano dare loro tutto il necessario supporto: il loro aiuto è equivalente quasi ad una pacca sulla spalla. Neppure gli avvocati, mercenari al soldo di chiunque, anche dell’orco, aiutano la giustizia. L’operatore sociale che denunciasse pubblicamente la violenza su una sua utente, oggi rischia più del violentatore e non ha nessuno che lo tuteli e la protegga seriamente.
Che schifo.