mercoledì 9 ottobre 2013

Ciao Adriana

Alla fine, Adriana ce l'ha fatta a morire.
E' morta a 33 anni, uccisa dall'anoressia e dall'incapacità dei suoi genitori di essere famiglia, di sopportarsi, di accettare le difficoltà e cercare di risolverle. Troppo facile separarsi e sfasciare la famiglia, troppo impegnativo cercare di essere pazienti, di risolvere le questioni, anche semplicemente di parlarsi.
Io ho conosciuto Adriana quando era ormai uno scricciolo indifeso, e ho conosciuto sua madre. Una madre assillante, una madre certamente inadeguata, disposta a negare anche l'evidenza, una madre che ha cercato di chiudere la stalla quando i buoi erano ormai scappati.
Non essendo psichiatra e non avendo gli strumenti per approcciarmi ad una persona malata di anoressia, non sapevo che a una persona così non si può dire nulla, neppure Ti trovo bene, neppure sorridere, perchè anche questa frase può essere devastante... eppure, sua madre se la portava a spasso nei vari uffici in cui faceva la questua per cercare sussidi, anche se poi per chiederli non aveva i requisiti, dichiarava il falso, pretendeva e pretendeva e pretendeva, senza produrre alcun documento valido, solo parole e parole. Ma gli uffici pubblici non sono la caritas o la parrocchia, per accedere ai contributi economici occorre avere dei requisiti, dimostrare di esserne in possesso, farsi trovare all'indirizzo indicato, produrre documentazioni, collaborare con i professionisti dell'aiuto nella maniera stabilita dai Regolamenti. La mamma di Adriana, invece, spinta certo dal bisogno, ma poco disponibile al dialogo, pretendeva ad esempio i sussidi destinati agli invalidi civili per Adriana, che invalida non era stata mai riconosciuta: come si faceva ad aiutarla?!? Facendo un falso?!?
Eppure lei lo pretendeva. Pretendeva di accedere a sussidi comunali e regionali nonostante possedesse redditi e beni mobili e immobili, possedeva un negozio in pieno centro e puerilmente negava di averlo, ma poi chinava la testa dinnanzi al diniego degli unici che avrebbero realmente dovuto aiutare sua figlia, e cioè i servizi specialistici di salute mentale.
Adriana voleva distruggersi e c'è riuscita. Adriana voleva attirare l'attenzione del padre che aveva abbandonato la famiglia, oggi questo padre dov'è? Solo di suo padre le importava, non di sua madre che cercava - male - di farla ingrassare, non di curare le sue ferite.
Adriana era capace di intendere e di volere e, secondo la legge, ha inteso e voluto morire, piuttosto che vivere in una famiglia che non se la meritava.
Gli psichiatri continuino in pace a rubare lo stipendio allo stato mentre la gente muore, io oggi ho tanta voglia di cambiare una professione che è ormai diventata inutile.
Ciao Adriana.
Riposa in pace.

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