lunedì 11 novembre 2013

Quel disagio incompreso

Una mattina di novembre un'avvocato civilista all'ottavo mese di gravidanza si lancia dal balcone di casa e muore sul colpo, insieme alla figlia che portava in grembo. Aveva 38 anni ed era depressa, scriveranno i giornali. E sotto con interviste ai soloni della psichiatria, gli specialisti più deresponsabilizzati del panorama sanitario. Quelli che se ti curano, o se non ti curano, o se ti curano  male, non gli succede niente. Quelli che ti curano - forse - solo e soltanto se tu lo vuoi, e se non hanno uno studio privato in cui dirottarti. Quelli che se ti ammazzi, o ammazzi qualcuno, non ne risponderanno mai perchè non è affar loro proteggerti, o proteggerci. Quelli che hanno scelto di specializzarsi in follia umana perchè fa tendenza e non impegna, vuoi mettere?!? Quelli che nessuna autopsia potrà mai accusare di alcunché, che mai dovranno pagare danni e risarcimenti.
La quasi mamma che ha scelto di morire insieme alla sua creatura io non la conoscevo e pensarci mi provoca un dolore immenso, ma la comprendo totalmente. Conosco lo sguardo con cui si osserva la ringhiera del proprio balcone dopo mesi di Prozac, omprendo il desiderio di scavalcarlo per compiere quel volo e far, finalmente, capire a tutti quanto può essere grande il proprio disagio e quanto incompreso. So quanto sia difficile far i conti con la consapevolezza di non riuscire a farcela, circondata da persone per le quali l'unica cura è dire "devi farcela, dai, su" mentre si è convinti che le cose potranno solo peggiorare.
Il male di vivere e di lavorare esiste ed è quasi impossibile da curare. Si insinua dentro e, periodicamente, si ripresenta. Anche dopo dieci anni. Non si debella mai, si addormenta soltanto e fa sonni tranquilli dentro di te. Ad una certa età, si trasformerà in demenza senile o in Alzheimer e ti farà diventare un peso per tutti, per i tuoi cari e per la società.
Meglio farla finita prima.

Nessun commento: