martedì 8 febbraio 2011

Storie di bambini

Storie di bambini che si intrecciano, nella cronaca drammatica del nostro paese. Quattro piccoli di etnia rom morti carbonizzati in un campo abusivo alla periferia della capitale, due gemelline svizzere di sei anni affidate al padre separato per il fine settimana, e scomparse nel nulla. Brutti, sporchi e cattivi i rom, bellissime e biondissime le gemelline di Losanna. Poveri e derelitti i fratellini rom, figli incolpevoli di genitori incapaci, ignoranti, dissennati nel perseguimento delle loro assurde tradizioni etniche di maltrattamento e degrado; eleganti e deliziose le piccole bimbe svizzere, cresciute nel benessere e nella cultura loro assicurata da genitori entrambi affermati nella vita e nel lavoro.
Non riesco a provare pena per i genitori dei poveri bimbi rom, prendo atto solo della loro inconsapevole incapacità di meritarsi la prole che hanno generato, e spero che non riescano a mettere al mondo altri infelici.
Allo stesso modo, non riesco a provare pena per la madre italiana delle gemelline svizzere: non è riuscita a cogliere la disperazione del suo compagno, almeno secondo quanto ci ha fatto sapere la cronaca ma, anzi, ha lasciato che l'ambizione e la carriera danneggiassero la sua famiglia.
Di disperazione, il povero padre delle bimbe doveva averne accumulata anche troppa, dato che ha deciso di porre fine alla sua vita gettandosi sotto un treno. Una fine orrenda, straziante, ma non certo più dolorosa della depressione che lo dilaniava. Al momento, non so se abbia o meno soppresso le piccole, o se le abbia nascoste affidandole a qualcuno. Intimamente sono convinta che le abbia uccise, per unirle a sé in un eterno, indissolubile abbraccio.
Non so perchè, ma assolvo quest'uomo e lo comprendo totalmente. Non intendo discuterne con altri, so di essere una voce fuori dal coro ma mi sento profondamente vicina a quest'uomo e alla sua folle infelicità.
Riposa in pace, Mathias.

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