domenica 1 giugno 2008

Aprile 1985 a Mosca

Aprile in Russia

Il suo cielo grigio sulla Moscova

La tristezza delle strade, della gente

Cerchiamo l'allegria

Ma si è nascosta

O forse è scappata via.



L'anno prima del disastro di Chernobyl.
In aeroporto ci hanno controllato pure le mutande.
Freddo e umido intensissimi, cielo costantemente plumbeo.
Non un sorriso, non una gioia intorno a noi: solo tristezza, inguaribile, spalmata ovunque.
Casermoni di sole finestre, le camere del Cosmos piene di microspie e dei nostri silenzi.
Nella mente, per sconfiggere la malinconia canticchiavo brani di Paul Weller e degli Style Council.
Negli occhi, avevo solo lacrime e pensieri tristi per il mio amico Livio che in quei giorni cercava di curarsi per non diventare cieco... un giorno ci incrociammo per caso in albergo, lui non mi vide assolutamente e io dovetti scappare via per la paura che sentisse il mio pianto: per la prima volta avevo compreso com'era.
Una sera riuscimmo ad attraversare la strada principale di Mosca solo dopo aver assistito, attoniti, alle prove notturne di una spaventosa e interminabile sfilata di carri armati per la Festa della Primavera.
Le code dinnanzi ai negozi erano interminabili.
Il tanfo che usciva dalle rivendite di carne, insopportabile.
Tutto era di qualità maledettamente scadente; le hostess dell'Aeroflot avevano caviglie grosse e abiti lisi con l'orlo scucito.
Molte donne avevano tutti i denti d'acciaio; molte altre, scarpe di pezza.
Il cibo era quasi immangiabile.
Il rientro in Italia fu la nostra vera liberazione.
Dopo il crollo del Muro dicono che molto è cambiato.
A Mosca però non voglio tornarci mai più... questi ricordi mi perseguitano e riescono a darmi angoscia.
Ancora oggi.

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