sabato 30 marzo 2024

Riposa In Pace

Accidenti, Amica mia... ma proprio la vigilia di Pasqua te ne dovevi andare? La Tua morte mi ha colta di sorpresa, anche se lo sapevo che sarebbe successo, e anche Tu eri preparata. Così come eri superpreparata su tutto, anche su questo. Solo che facevi finta di niente, come se la cosa non ti riguardasse, ti sfiorasse soltanto. Come se fosse lontana ed evitabile.

Sono stati sei mesi terribili di cure e sofferenze inutili, in cui hai dato incommensurabile prova di dignità e forza che altri non avrebbero avuto.

Per salutarti, ho messo gli auriculari e aperto un file musicale a caso... Nothing but a miracle di Diane Birch, rigorosamente dal vivo, mi sta facendo compagnia in loop mentre scrivo di Te e trattengo il pianto.

Domani, forse, verrò a salutarti e a pregare per Te, anziché partecipare alla messa di Pasqua.

Quarantadue anni, ma vissuti intensamente e senza lasciare nulla di intentato. Mezza vita soltanto ti è stata concessa.

Arrivederci cara Debora. Ci ritroveremo.


giovedì 26 novembre 2020

...wonder about you...

La prima volta che l'ho ascoltata è stato in un caldo luglio a Milano. Rientrata in albergo dopo una giornata difficile, ti avevo lasciato nella tua stanza all'Humanitas, dopo un serio intervento chirurgico. Mi sono buttata sul letto, sfinita, e ho acceso la TV. Ho pensato che la musica di un concerto di Elisa all'Arena di Verona mi avrebbe fatto scivolare dolcemente nel sonno. E invece, sono rimasta sveglia sino a notte inoltrata, perché la bellezza delle canzoni di una grande artista come lei, e la piacevolezza della musica di una vera orchestra mi hanno avvolta in un abbraccio caldo e rassicurante. Ma è stato il duetto di Elisa con Francesca Michielin a farmi piangere, consolandomi come una carezza liberatoria, e con le lacrime ho allontanato tutte le tensioni che avevo accumulato.

Distratto, I wonder about you... una fusione speciale di musica e sguardi, sonorità ed emozioni.

Al mio rientro in sede ho cercato Elisa e Francesca su Youtube, salvando il brano in mp3 sul mio pc. Ascoltandolo raramente, perché aveva il potere di riportarmi magicamente a Milano, facendomi rivivere le angosce di quei giorni, quando ogni sera ero costretta a lasciarti in ospedale in grandi difficoltà di movimento, nella consapevolezza che stava per giungere il momento in cui sarei dovuta rientrare a casa e lasciarti da solo. E per molto tempo, riascoltarlo ha significato mescolare una straordinaria bellezza musicale di cinque minuti, intrisa di un cocktail emozionale di ansia, stanchezza e speranza.

Tre anni dopo, a questo brano mi sono aggrappata per condividere un'altra angoscia, un altro ricovero ma stavolta in terapia intensiva, a rischio della tua vita e con la forzata lontananza delle misure anti COVID-19. I wonder about you...  e mi sentivo annientata dalle circostanze, ma ascoltarla in loop era una carezza consolatoria a cui ogni sera non volevo rinunciare, il mio stato d'animo sembrava nutrirsi di ogni singola nota e parola e spesso alzavo il volume degli auricolari sino allo stordimento, nella solitudine della tua assenza. Temevo per la tua vita e non riuscivo a consolarmi, l'ottimismo non mi è mai appartenuto e i pensieri negativi hanno sempre sovrastato la speranza di vederti tornare a casa, purtroppo.

Da qualche settimana ho ripreso ad ascoltare Elisa e Francesca. La prima volta dopo il tuo rientro a casa l'ho fatto con timidezza, come se non volessi alzare il velo dei miei sentimenti. Sono felice che tu sia di nuovo accanto a me, anche se violato, ammaccato, suturato, piegato per sempre. Cerco di dimostrarti il mio amore ogni momento. Non so capire quanto tu te ne accorga, ma sono gelosa delle mie angosce e le so condividere solo con la mia musica, ogni sera, al termine del lavoro, quando ho voglia di accoccolarmi sul divano accanto a te. Non sarai mai più quello di prima... e io nemmeno, amore mio.

Wonder about you...



giovedì 12 novembre 2020

Appannamento universale

 

L'obbligo della mascherina non è uguale per tutti.
Chi è costretto a portare gli occhiali ha imparato a confrontarsi con una nuova visione del mondo, della vita, delle persone, delle strade e di tutto quello che lo circonda.
All'improvviso, è tutto etereo, appannato, velato, evanescente.
Non c'è scampo: anche se la visione in un istante apparirà più nitida, al primo respiro tutto ripiomberà nella nebbia.
Chi non morirà di COVID, potrebbe morire andando a sbattere contro un palo.
Con occhiali e mascherina, s'intende.

sabato 14 marzo 2020

#iorestoacasa

Lo confesso: ho un mare di ferie arretrate. Quelle ferie che non ho mai voluto consumare, perché non sapevo cosa fare né dove andare, o perché serviva qualcuno che garantisse la funzionalità dell'ufficio, o perché preferivo conservarle, temendo che potesse capitare qualcosa di imprevisto e trovarmi impreparata.
Ebbene, quel qualcosa di inaspettato è arrivato.
Benedette quelle ferie arretrate, che ogni anno ti minacciano di cancellare d'ufficio se non le prendi, ma poi non te le cancellano mai... sì, proprio quelle!
Mi piange il cuore perché avrei, senza ombra di dubbio, preferito consumarle per viaggiare un mese negli States coast to coast, ma so anche che quel viaggio non potrò mai farlo e quindi #iorestoacasa.
Resto non tanto per paura di essere contagiata dal maledetto COVID19 -  che magari mi avrà già colpita e si trova in incubazione all'interno del mio corpo - bensì per cercare di controllare i miei familiari i quali, consapevoli dei divieti, cercano ogni momento una scusa per eluderli.
Dal marito che ogni  giorno cerca di uscire per andare fare la spesa alimentare, nonostante in casa ci siano scorte per sopravvivere per mesi, al figlio che (ignorando la presenza in casa di una palestra attrezzatissima con panca e pesi, cyclette ed ellittica di ultimissima generazione) ha impellente bisogno di uscire per fare solo una passeggiata, al figlio innamorato perso che va e viene dall'appartamentino della fidanzata con l'autocertificazione nello zaino.
L'unica che non controllo è La Bionda, tenera gattina sterilizzata che preferisce trascorrere le giornate fuori in completa libertà ed ha scambiato casa nostra per un Hotel***** con pensione completa.
Ho smesso di andare in piscina ed in palestra, ho smesso di andare dal parrucchiere, ho smesso di guidare, ho smesso di truccarmi e ai due fine-settimana in moto, già organizzati e pagati, non penso nemmeno più.
Ieri sentivo come un bruciore al centro del petto, e non riuscivo a fare respiri profondi. Era da quando avevo 16 anni che non mi capitava.
Allora, ho preso due compresse di Valeriana dispert, e ho mangiato mezza tavoletta di cioccolato al latte Condorelli insieme a una decina di frollini.
Mi è passato tutto, come per incanto.
In fondo, era solo un attacco d'ansia.
#andratuttobene

sabato 2 novembre 2019

Pubblicità bicolore

Da qualche tempo ormai, in televisione, negli spot pubblicitari sono presenti protagonisti e personaggi di colore. Colore nero, ovviamente! Mica giallo, creolo, con gli occhi a mandorla o filippino: solo e soltanto nero.
I ben informati sostengono che il motivo sia un diktat politico: nella pubblicità, deve apparire obbligatoriamente una persona di colore. Per favorire l'integrazione, si dice. Per cercare di convincere il consumatore di un'integrazione... che però non esiste, almeno per il momento.
Intanto mettiamoci d'accordo: i neri sono altrettanti quanto i bianchi? Non ancora. Tutti noi frequentiamo abitualmente persone di colore? No. In tutte le classi a scuola ci sono bambini neri? No. In tutti i condomini abitano famiglie di colore? No.
E allora, perché la pubblicità fotografa una realtà che non esiste (ancora)? E perché questa presunta realtà non coinvolge cinesi o giapponesi, ma solo neri?
Non è imponendo ai creativi di sceneggiare spot bicolori che si favorisce l'integrazione e l'accettazione della diversità etnica.
Ci siamo indignati quando le pubblicità mostravano soltanto donne magre e seducenti, obiettando che non erano la maggioranza?
Ci siamo indignati per le famiglie del Mulino Bianco, che ogni mattina facevano colazione tutte insieme felici e contente?
E allora smettiamola di fingere un'integrazione inesistente.
Basta con gli spot bicolori.
Rimandiamoli (sigh) a  quando i neri saranno la metà della popolazione.

martedì 23 maggio 2017

Caramelle ai conosciuti

Da oggi distribuisco caramelle, ma non agli sconosciuti! Sono stata selezionata per invitare amici, parenti, colleghi e conoscenti a provare le nuove Dietorelle con Stevia e allora ho la borsa sempre piena di mini-confezioni assaggio ai vari gusti Liquirizia, Fragola o More, morbide, gommose o gelée, caramelle per tutti i gusti. Mi piace questo mio nuovo incarico di dispensatrice di dolcezza!

domenica 11 maggio 2014

Quella maglietta la vorrei anch'io

Anch'io vorrei la maglietta nera con la scritta tanto vituperata. La vorrei perchè non ne posso più di vedere un microfono davanti alla bocca dell'allegra vedovella - che stava per separarsi da un marito che odiava, ed invece è stata colpita da improvvisa ricchezza - che non perde occasione per atteggiarsi a vittima di tutto e di tutti.
La morte del poliziotto ha fatto comodo a molte persone tra parenti e colleghi, ha fatto guadagnare avvocati e dato da mangiare a giornalisti. Il ministero degli Interni ha perso un poliziotto scorretto, di cui la collettività  non aveva francamente alcun bisogno... un pezzo di merda, insomma, che molti avrebbero voluto togliersi dalle balle. Non che il Discovery l'abbia investito di proposito, questo no, ma comunque, dato che l'ha investito, meglio lui che un altro.
La signora invece di spendere soldi per separarsi s'è ritrovata di colpo libera, e pure ricca. Ha rifiutato persino un ottimo posto di lavoro, perchè lavoro non ne mangia, la vedovella inconsolabile. Proprio perchè lavoro non ne mangia, ha pensato di sfruttare la popolarità acquisita buttandosi in politica, ma la gente l'ha mandata elegantemente affanculo, lei e la sua candidatura.
Ora si vocifera che abbia comprato villa in Sardegna: ci si trasferisse per sempre e si levasse dai coglioni, invece di chiedere l'intestazione di vie, piazze e stadi al marito.
Dall'Etna a Milano, la verità la sanno tutte le Questure, eppure ci sono sempre giornalisti che continuano a metterle davanti un microfono e permetterle di dire le sua stronzate.
Il processo non è ancora finito, stavolta è a Messina dove non ci sono magistrati che devono salvare il culo ai coniugi dirigenti della questura e ai suoi amichetti colleghetti.
Voglio la maglietta nera.
E se per caso la vedovella mi querelasse?!?
Vabbè, vorrà dire che me la terrò nel cassetto.
E se quella scritta me la facessi tatuare su un gluteo?
La vedovella mi querelerebbe?