sabato 2 novembre 2019

Pubblicità bicolore

Da qualche tempo ormai, in televisione, negli spot pubblicitari sono presenti protagonisti e personaggi di colore. Colore nero, ovviamente! Mica giallo, creolo, con gli occhi a mandorla o filippino: solo e soltanto nero.
I ben informati sostengono che il motivo sia un diktat politico: nella pubblicità, deve apparire obbligatoriamente una persona di colore. Per favorire l'integrazione, si dice. Per cercare di convincere il consumatore di un'integrazione... che però non esiste, almeno per il momento.
Intanto mettiamoci d'accordo: i neri sono altrettanti quanto i bianchi? Non ancora. Tutti noi frequentiamo abitualmente persone di colore? No. In tutte le classi a scuola ci sono bambini neri? No. In tutti i condomini abitano famiglie di colore? No.
E allora, perché la pubblicità fotografa una realtà che non esiste (ancora)? E perché questa presunta realtà non coinvolge cinesi o giapponesi, ma solo neri?
Non è imponendo ai creativi di sceneggiare spot bicolori che si favorisce l'integrazione e l'accettazione della diversità etnica.
Ci siamo indignati quando le pubblicità mostravano soltanto donne magre e seducenti, obiettando che non erano la maggioranza?
Ci siamo indignati per le famiglie del Mulino Bianco, che ogni mattina facevano colazione tutte insieme felici e contente?
E allora smettiamola di fingere un'integrazione inesistente.
Basta con gli spot bicolori.
Rimandiamoli (sigh) a  quando i neri saranno la metà della popolazione.

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